I “99 Posse” aggrediti a Velletri ma non denunciano: con i fascisti facciamo i conti in piazza
La notizia è apparsa subito sui giornali on line e su vari siti web: i “99 Posse” – noto gruppo musicale dell’ultrasinistra che nel suo repertorio ha la canzone “Rigurgito antifascista”, tanto per rimarcare la propria fede politica – non hanno potuto tenere il loro concerto a Velletri perché aggrediti da una banda di neofascisti che li hanno pestati di santa ragione «con cinture e altri oggetti atti a offendere» (presumibilmente bastoni, spranghe di ferro, catene, eccetera). Zulù, cantante dei “99 Posse”, doveva cantare al pub «Passo carrabile» a Velletri ma lui e un fonico, quando hanno parcheggiato l’auto, si sono trovati davanti «una ventina di persone che esponevano simboli di estrema destra». «Vigliacchi – la reazione degli aggrediti – capaci di farsi forza solo in branco e in schiacciante superiorità numerica». Secondo il racconto, la tempestiva ed efficace loro reazione e «l’intervento della sicurezza del locale hanno fatto sì che gli aggressori si dessero rapidamente alla fuga, impedendo che l’episodio avesse conseguenze più gravi delle contusioni, dei tagli e delle abrasioni superficiali riportate dai nostri compagni».
Dunque, parole dei “99 Posse”: «contusioni, tagli e abrasioni superficiali» con tanto di foto in cui appunto si notano su un volto un paio di graffi. Episodio indubbiamente da condannare ma da ridimensionare nella sua giusta portata, perché nessuno degli aggrediti ha dovuto, per fortuna, fare ricorso alle cure mediche, né pare abbia voluto sporgere denuncia all’autorità giudiziaria. Se dunque aggressione c’è stata, non si è trattato certamente di «un’azione militare», come le vittime l’hanno definita, ma probabilmente – data l’entità delle ferite per le quali nessuno dei malcapitati ha sentito la necessità di farsi medicare – di una scazzottata. Né ci sono stati danni alle cose (tipo auto presa a bastonate, vetri infranti, attrezzatura danneggiata e/o rubata, eccetera). Episodio comunque violento – lo ripetiamo – che va sempre condannato e che non deve ripetersi, ma che pure non va ingigantito perché, pur essendo avvenuto a Velletri, rischia di avvelenare questi scampoli di campagna elettorale a Roma e provocare rappresaglie. La stessa band non ha mancato di fare riferimento all’ “avvelenata” campagna elettorale romana. Desta preoccupazione poi il motivo per cui la band musicale dice di non aver voluto sporgere denuncia: «perché crediamo che l’antifascismo non si pratichi in quegli stessi tribunali che assolvono gli assassini di Stefano Cucchi, ma si pratica in piazza». Bè, speriamo che non volessero riferirsi ad altri luoghi di tragica memoria dove è stato “praticato” tante volte, quasi sempre impunemente, l’antifascismo militante. Del resto nella loro canzone “Rigurgito antifascista” cantano così: “C’ho un rigurgito antifascista, se vedo un punto nero ci sparo a vista, sta’ a sentire verme schifoso tu non mi campi a lungo ti mando a riposo…”.