Governo al bivio. Letta frena: «Bisogna saper dire no». Il Pdl incalza: «Su Iva e Imu non si torna indietro»

14 Giu 2013 13:52 - di Romana Fabiani

Italiani, non c’è una lira. Potrebbe sottotitolarsi così, parafrasando il celebre “bambole non c’è una lira” di Macario, la performance oratoria di Enrico Letta che, con l’avvicinarsi del momento della verità sul rincaro dell’Iva e la sospensione dell’Imu, mostra il lato irreprensibile del buon padre di famiglia alle prese con i conti in rosso. «Bisogna avere il coraggio di dire ai cittadini la verità e di spiegare con semplicità ciò che si può fare e ciò che non si può fare perché, molto spesso , i “no” devono essere più dei “sì”». È uno dei passaggi più “significativi” del maxi-intervento del premier alla conferenza dei prefetti.  Niet, dunque. Ma a che cosa si riferisce esattamente l’ex mite Letta? Non lo dice ma non ci vuole un esperto di psicologia né un Nobel di economia per capire che il capo del governo ha in mente Imu e Iva. Gli italiani devono sapere la verità… Sull’abolizione dell’odiosa imposta sulla prima casa, come chiede da sempre il Pdl? Sui costi per calmierare l’Iva? Letta sembra dare seguito alle  parole dei ministri Saccomanno e Zanonato: per rispettare il doppio impegno servono otto miliardi – hanno detto – e «questi soldi non ci sono». Un altro “no” Letta lo dirige senza perifrasi alla politica contabile imposta dall’Europa. Proprio nel giorno del vertice con Germania, Francia e Spagna sul tema del lavoro, il premier va all’attacco di chi si affida «solo ai ministri dei numeri e delle Finanze». Ma fino a dove è disposto a spingersi per alzare la testa (come ha promesso nel suo intervento di fiducia alle Camere)? Per ora si affida alle parole dell’economista Federico Caffè (che intende utilizzare anche in apertura dei lavori di questo pomeriggio a Palazzo Chigi): «Sciaguratamente al posto degli uomini abbiamo sostituito numeri e alla compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo sostituito l’assillo dei libri contabili». Il Pdl, che nei giorni scorsi ha accentuato il pressing sull’Imu e chiesto i fatti dopo l’annuncio del decreto del fare, non intende restare a guardare ulteriori slittamenti degli impegni presi dall’esecutivo. Renato Brunetta è il primo a uscire dalla commedia degli equivoci: «Siamo sicuri che Letta manterrà gli impegni e che dirà una parola di chiarezza». Lo dice tirando un sospiro di sollievo dopo aver letto le interviste del viceministro Stefano Fassina e del ministro Andrea Orlando. «È tornato un po’ di buon senso all’interno del Partito democratico. Ne prendiamo atto. Su questo punto chiediamo al presidente Letta un maggior controllo rispetto alla sua compagine di governo», rincara la dose il presidente dei deputati del Pdl escludendo una «manovra correttiva. «Le risorse  – dice l’ex ministro – si troveranno. L’Iva non aumenterà, così come sarà eliminata l’Imu per la prima casa. I ministri tecnici servono a questo: a risolvere i problemi». A scanso di equivoci Fabrizio Cicchitto tiene la barra del timone a dritta. Immaginare di far cadere questo governo sarebbe un gravissimo errore e un autentico autogol per chi se ne rendesse protagonista – dice –  ma è indispensabile che questo governo risponda alla missione per la quale è nato. «Allora il doppio no al blocco dell’Iva e all’abolizione dell’Imu non è accettabile e richiede un confronto collegiale nella maggioranza e nel governo». La chiosa finale è di Angelino Alfano: «Ci battiamo e ci batteremo per eliminare l’Imu sulla prima casa e per evitare l’aumento dell’Iva. Non è un capriccio ma l’obiettivo che ci siamo dati».

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