Fiat primo azionista di Rcs con il 20% del capitale
Diego Della Valle prende tempo, invece Fiat con una mossa a sorpresa ha acquistato sul mercato altri diritti di opzione dell’aumento di Rcs oltre quelli relativi alla sua quota (10% circa) e quelli offerti da altri partecipanti al Patto (per un ulteriore 3% circa): salendo al 20% del capitale Fiat diventa il primo azionista di via Solferino. Nell’ultimo giorno di trattazione dei diritti in Borsa (fino al 5 luglio sarà ancora possibile esercitarli e poi fino al 23 luglio ci sarà l’asta sull’inoptato) esce di scena Giuseppe Rotelli, quasi che l’uomo abbia voluto prima di dire addio chiudere ogni suo legame terreno. Pandette, la finanziaria dell’imprenditore scomparso dopo una lunga malattia, avrebbe ceduto tutti i diritti, compresi quelli legati alla quota in pegno al Banco Popolare (18,3 milioni di diritti complessivamente). Il Banco ha invece deciso di partecipare all’aumento esercitando quei 78.750 diritti di opzione della sua piccola partecipazione diretta (3,6% circa). Anche Fonsai ha comunicato di aver aderito, e se la sottoscrizione sarà totale, post aumento avrà il 5,54 per cento. I Pesenti dovrebbero sottoscrivere in parte (scendendo al 3,75%), Pirelli in toto confermandosi al 5,3% e i Lucchini dovrebbero restare intorno al 2 per cento. Ora gli occhi sono puntati su Mr Tod’s, azionista all’8,7% di Rcs, che dopo aver tanto tuonato ha fatto intendere di non aver intenzione di incrementare la sua partecipazione, al massimo di sottoscrivere l’aumento pro-quota. E’ stato poi richiamato in causa, in questi giorni, Andrea Bonomi con il suo fondo Investindustrial che, per quanto si sia detto interessato, non avrebbe invece niente di concreto sul tavolo.
John Elkann sembra aver vinto così il braccio di ferro con l’imprenditore marchigiano, rispondendo al contempo alla chiamata dell’ad di Mediobanca, Alberto Nagel che settimana scorsa aveva sottolineato la necessità di un soggetto principale che si facesse carico delle linee strategiche e imprenditoriali del gruppo editoriale. “Questo non può essere il mestiere di una banca ma di un imprenditore, di un gruppo, nazionale o estero, che se ne faccia carico” aveva detto Nagel durante la presentazione del piano strategico di Piazzetta Cuccia ribadendo, in coerenza, l’intenzione di uscire appena possibile dal patto e poi gradualmente anche dall’azionariato di cui oggi detiene il 13,7% circa.