Eternit, condannato a 18 anni il magnate Schmidheiny. Ex operario dona la tuta blu al pm

3 Giu 2013 20:22 - di Guglielmo Federici

Una sentenza storica, un inno alla vita: alcuni dei commenti a caldo alla vicenda Eternit che vede il magnate svizzero Stephan Schmidheiny condannato a 18 anni di carcere, due anni in più della sentenza di primo grado, nel processo d’Appello per la vicenda che lo vedeva imputato per disastro ambientale.

Schmidheiny, ex alto dirigente dell’azienda, era stato condannato in primo grado a 16 anni per disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche negli stabilimenti italiani del gruppo, dove si lavorava amianto, materiale altamente cancerogeno. Alla Eternit spa è attribuita, a partire dagli anni Cinquanta, la morte di quasi 3.000 persone – tra operai e abitanti delle zone vicine a quattro stabilimenti italiani. La Corte d’Appello di Torino, con la sentenza, ha accordato al Comune di Casale Monferrato una somma che ammonta a 30,9 milioni di euro. Nella città della provincia di Alessandria la multinazionale dell’amianto aveva il suo stabilimento italiano più importante, e il numero delle vittime è più elevato che altrove. Alla Regione Piemonte, che si era costituita parte civile, i giudici hanno invece riconosciuto un risarcimento di 20 milioni di euro. Inoltre, ammontano a 89 milioni gli indennizzi che la Eternit dovrà versare a titolo di provvisionale (vale a dire come acconto sul risarcimento vero e proprio) alle parti civili del maxi processo che si è concluso a Torino.

A ciascuna delle 932 persone fisiche (malati o parenti di persone decedute) citate nel documento sono stati destinati 30 mila euro. Le somme dovranno essere pagate dall’imputato, Stephan Schmidheiny, e dai responsabili civili Anova, Becon e Amindus, società della galassia Eternit. L’Osservatorio Nazionale Amianto commenta: «Quella di Torino è una sentenza incoraggia la battaglia delle vittime dei familiari e delle persone oneste per un mondo migliore senza amianto e senza quella sete di profitto cui sacrificare vite umane». «Sono stravolta dalla stanchezza, ma finché posso vado avanti». Romana Blasotti, 84 anni, commenta così la condanna. L’anziana, che ha visto morire di tumore cinque parenti, tutti lavoratori alla Eternit, ha avuto un malore al momento della lettura della sentenza. Commenta a caldo il pm Guariniello. «È un punto di riferimento per tutte le cause di disastro ambientale». Secondo il pm che ha coordinato l’accusa e la condanna inflitta al magnate svizzero, la sentenza «può aprire prospettive anche per l’Iva di Taranto, per la Francia (dove sono aperte altre cause sugli effetti dell’amianto sulla salute) e per altri casi simili in Italia e nel mondo». Sono più di 32 milioni le tonnellate di amianto ancora presenti in Italia e 34.148 i siti da bonificare. Per questo «la sentenza sia per tutti  un’esortazione ad andare avanti nella lotta di civiltà per la bonifica dei siti produttivi», sostengono il segretario confederale dell’Ugl, Paolo Varesi e il segretario regionale dell’Ugl Piemonte, Armando Murella, presenti al Maxi aula 1 del Palagiustizia di Torino. Pietro Condello, ex operaio di 67 anni, ha seguito tutte le udienze del processo indossando la sua tuta blu. Alla lettura della sentenza ne ha fatto dono a Guariniello per ringraziarlo «per il lavoro svolto».

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