Doccia fredda per la Merkel: meno rigore o la “locomotiva” tedesca si ferma
Chi di rigore ferisce, alla fine è ferito dal rigore. Il Fondo monetario internazionale ha diffuso una previsione che certamente non farà piacere né a Frau Merkel né ai Sacerdoti della Bundesbank né a tutti i loro estimatori a Nord e a Sud delle Alpi. L’organizzazione diretta da Christine Lagarde non solo ha dimezzato le stime sul Pil tedesco, ma ha anche messo in guardia Berlino dai rischi connessi a politiche troppo rigorose. Da tempo gli analisti internazionali formulavano pessimistiche previsioni sulle politiche d’austerità. Il calo del del Pil dei Paesi europei era infatti destinato, secondo molti, a ripercuotersi prima o poi sull’economia germanica. Ora queste previsioni ricevono l’avallo della massima istituzione internazionale in campo finanziario.
Il presidente della Bce Mario Draghi prevede comunque che la ripresa, per l’eurozona, arriverà alla fine dell’anno. Ma le previsioni del Fmi (relative non solo alla Germania ma all’intera economia globale) hanno creato parecchio nervosismo nelle Borse, che chiudono tutte in ribasso. Milano segna un meno 0,91% , seguita a poca distanza da Londra (-0,88%), Francoforte (-0,76%), Parigi (-0,71%), Madrid (-0,44%). Ben più pesante Tokyo, che accusa un tonfo del 3,7% (con buona pace degli estimatori della cosiddetta “Abeconomics”) .
Il Fondo avverte insomma Berlino a evitare un “risanamento eccessivo”. L’allentamento fiscale “marginale” di quest’anno è appropriato – spiega il Fondo -– e «le riforme strutturali per aumentare il potenziale di crescita della Germania sono una priorità», ma restano debolezze nel sistema bancario.
Speriamo che questo ennesimo avvertimento induca il governo tedesco ad attenuare la durezza della sua ortodossia iper-rigorista. Ma a cambiare mentalità deve essere prima di tutto l’opinione pubblica che è risultata vittima, in questi ultimi anni, dei pregiudizi contro l’Europa del Sud alimentati dalla stampa più becera. La crescita (comunque relativa) in questi ultimi anni dell’export tedesco e l’aumento dell’occupazione hanno creato l’illusione che la la locomotiva tedesca fosse inarrestabile. Così forte e così inarrestabile da rischiare però il deragliamento. Speriamo che se ne accorgano gli elettori tedeschi nel prossimo settembre.