Colosseo chiuso. Gli albergatori: «È un danno all’immagine del nostro Paese»
All’indomani del Colosseo off-limits è scoppiata una nuova polemica. Per la seconda volta in pochi giorni i visitatori hanno avuto l’amara sorpresa di trovare l’anfiteatro Flavio chiuso al pubblico. Domenica, infatti, per oltre due ore l’entrata al monumento è stata sbarrata a causa della protesta di una sola sigla sindacale, la Flp. Mentre le altre sigle, Cgil-Cisl e Uil, hanno subito alzato le mani in modo difensivo: «La chiusura del Colosseo? Un’iniziativa unilaterale». Ma le immagini dei turisti in fila sotto il sole in attesa che l’anfiteatro riaprisse i battenti hanno fatto il giro del mondo e hanno provocato le reazioni accese delle associazioni dei consumatori e di categoria.
Lo sciopero costituisce un «danno d’immagine incalcolabile» per Roma e l’Italia, ha affermato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. «In un Paese come l’Italia, le attività a servizio dei turisti devono essere considerate servizio pubblico essenziale – ha aggiunto – Rispettiamo i diritti dei lavoratori, ma quelli dei cittadini e dei turisti non sono meno importanti. Confidiamo pertanto in un intervento urgente del ministro Bray – ha concluso il presidente degli albergatori italiani – per impedire che i turisti vengano maltrattati e che l’Italia venga esposta ad un grave danno di immagine, con serie ripercussioni economiche». Il ministro per i Beni Culturali ed il turismo, Massimo Bray, dal canto suo ha sostenuto che «non può più accadere che i nostri beni culturali siano chiusi così come non deve succedere che non si riconoscano ai lavoratori i loro diritti».
Ma che cosa sta accadendo? C’è una vertenza in atto tra i lavoratori e il ministero dei Beni culturali. Stamattina, infatti, si è ricominciato con una mobilitazione unitaria delle sigle sindacali del ministero contro tagli e ritardi nei pagamenti del salario accessori, carenza di personale e degrado del patrimonio. Questa volta però, non c’è stata la serrata come nel caso del Colosseo: la Biblioteca Nazionale e l’Archivio di Stato a Roma sono rimasti aperti. L’assemblea di oggi si inserisce proprio nella mobilitazione delle sigle dei Beni culturali iniziata con l’assemblea il 20 giugno all’Anfiteatro Flavio. L’incontro si è svolto presso una sala della Biblioteca Nazionale. E da qui i sindacalisti presenti hanno spiegato le ragioni dello stato di agitazione del settore. «L’assemblea rappresenta una tappa di una serie di iniziative che si stanno svolgendo nelle biblioteca e negli archivi d’Italia. Protestiamo contro la carenza di organico e il rischio chiusura dei musei nei festivi a partire da luglio. Il 28 reitereremo le assemblee in musei, gallerie e aree archeologiche». I sindacati hanno invitato anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino e il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, «a sostenere le richieste dei lavoratori dei Beni culturali».