Caso Snowden: la talpa del Datagate prigioniero, come nel film “The Terminal”, nella terra di nessuno dell’aereoporto

26 Giu 2013 13:04 - di Bianca Conte

Per giorni il mistero su dove si trovasse Edward Snowden, la talpa del Datagate, ha infittito la trama di una spy story degna del più riuscito plot hollywoodiano. Oggi la storia – che tra le righe riapre il capitolo che sembrava archiviato della guerra fredda Usa-Urss; il racconto del don Chisciotte solitario passato nel giro di breve tempo, tra fughe rocambolesche e impreviste riapparizioni, da capitano coraggioso del web a sorvegliato speciale dell’Fbi – è arrivata ad uno snodo importante che ricalca, al contrario, le orme di un famoso film americano, The Terminal, datato 2004, firmato da Steven Spielberg e magistralmente interpretato da Tom Hanks.

Snowden, infatti, l’uomo più braccato del momento, in fuga dagli States, è ancora nella zona transito dell’aeroporto Sheremetevo di Mosca perché non può comprarsi un nuovo biglietto dopo che gli Usa, che lo accusano di spionaggio, gli hanno annullato il passaporto: lo riferisce una fonte dell’entourage di Snowden citata dall’agenzia Interfax. Nel vortice di un intrigo internazionale, e impaludato in un’area grigia che ne impedisce decolli e atterraggi, l’ex consulente governativo americano non può né entrare in Russia, né acquistare un nuovo biglietto aereo, e quindi – sempre secondo la fonte – è ancora nella zona transito di Sheremetevo.

Snowden è giunto a Mosca accompagnato da una giornalista ed esperta legale britannica, Sarah Harrison, che fa parte del team giuridico di Wikileaks. Nei giorni scorsi il trentenne americano aveva ricevuto dal governo ecuadoregno anche un documento di rifugiato per un transito sicuro. Nel frattempo sul caso si è inserito anche il Venezuela: il presidente Nicolas Maduro ha dichiarato che se a Caracas dovesse arrivare una richiesta di asilo politico, il governo “chavista” sarebbe pronto a «valutarlo», così come ha già fatto l’Ecuador. Nel precisare che il Venezuela non ha ricevuto nessuna «richiesta ufficiale da parte di Snowden», Maduro ha però aggiunto che Caracas sarebbe «pronto a valutarla». Intanto, la Casa Bianca sferza sia la Russia che la Cina, ree a detta di Washington di essersi opposte alle richieste americane di estradizione di Snowden, arrivato domenica nella capitale russa con un volo da Honk Kong. Un arrivo finora non propedeutico a una partenza: Edward Snowden, infatti, non è decollato neppure oggi con il volo Mosca-L’Avana.

«Non figura nella lista dei passeggeri ed è assente a bordo dell’aereo», ha detto una fonte dall’aereoporto. Aereoporto che, come nel film di Spielberg con Tom Hanks, diventa la terra di nessuno, se non la prigione virtuale, nelle cui maglie diplomatiche resta rinchiuso il transfugo di turno. Nella finzione cinematografica era Viktor Navorski, cittadino del fantomatico piccolo stato della Krakozhia, sorto dalla frantumazione dell’Urss e intenzionato a sbarcare a New York. Nella realtà della cronaca di questi giorni – che il cinema, specchio del reale, ancora una volta ha anticipato profeticamente – è Edward Snowden, in fuga invece dal sogno americano, di cui ha rivelato i risvolti da incubo.

 

 

 

 

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