Caso Gambaro: rivive nel movimento di Grillo lo spirito delle purghe staliniane

12 Giu 2013 20:48 - di Aldo Di Lello

La storia, come è noto, si presenta prima in forma di tragedia e poi in forma di farsa.  Così è per il caso della senatrice del M5S Adele Gambaro, sottoposta a un vero e proprio processo staliniano per aver osato esprimere qualche irriverente critica a Beppe, la Guida Suprema, il Grande Timoniere, Luce e Guida delle masse pentastellate del web. Il lider maximo ha invitato nuovamente la parlamentare dissidente a lasciare il gruppo, incurante dell’autodifesa della Gambaro stessa che  lo aveva poco prima invitato a chiederle pubblicamente  scusa per le offese ricevute.

Ma il meccanismo dell’Inquisizione è implacabile e non ammette pause o pentimenti. Secondo l’ideologo, interprete dell’invincibile pensiero di Grillo e Casaleggio, cioè  Becchi-Suslov , dalla barba vagamente marxiana,   i dissidenti sono «scorie».   E, a proposito della Gambaro,  il teoreta grillino afferma che la parlamentare dovrebbe «coerentemente  abbandonare da sola il gruppo di M5S  al Senato».

Il Grande Timoniere ha naturalmente le sue “guardie rosse” ad applicarne fedelmente le indicazioni. Fortunatamente, non sono più tempi di bastoni, spranghe e armi da fuoco, o gogne in piazza varie. Ai  nuovi bolscevichi basta fare un clic con il computer e l’ “agente della controrivoluzione” è sistemato per le feste. Ma l’intensità della violenza, ancorché virtuale, non è certo minore. Una marea di insulti, improperi e contumelie varie ha investito la povera Gambaro. È un po’ quello che le guardie rosse  cinesi facevano al tempo della Rivoluzione culturale, quando venivano affissi in piazza tazebao ingiuriosi contro qualche poveraccio, magari colpevole soltanto di avere una laurea o di insegnare all’università.

È lecito chiedersi a questo punto quale follia autolesionista possa spingere Grillo e i suoi sostenitori più fanatici ad alimentare una immagine del movimento tanto poco in linea  con i sentimenti democratici che pur pretendono di rappresentare. Forse c’è una strategia che ci sfugge. Forse  Grillo & Company hanno perso i contatti con  la realtà e pensano che tutto il mondo sia ormai dentro un blog. O forse, molto più semplicemente, sono proprio così: quella è la loro vera natura, orientata all’intolleranza e al fanatismo. Più passano le settimane, più l’esodo costante di consensi dal M5S dimostra che il movimento inventato da Grillo, lungi dal rappresentare le nuove istanze partecipative  e questa mitica democrazia 2.0 (che nessuno poi sa bene in che cosa esattamente consista) rappresenti in realtà  il condensato dei veleni totalitari del Novecento non ancora smaltiti. Certo si tratta di una  farsa. Ma non è molto divertente. Anche se c’è magari qualcuno che in questo momento si starà fregando le mani, nella speranza che i parlamentari dissidenti del M5S finiscano poi per diventare gli ascari di un centrosinistra ringalluzzito  dalle amministrative  e pronto a sferrare un’offensiva in autunno contro il centrodestra. Povera Gambaro dalla padella alla brace.

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