Berlusconi sferza Letta: «Non si metta sull’attenti, i vincoli Ue vanno allentati, tanto non ci cacciano…»

17 Giu 2013 17:50 - di Priscilla Del Ninno

«Spero che la cerimonia finisca presto, ho già portato le mie cose. Tutti mi vogliono rottamare, sarò il primo ospite della struttura, ma mi raccomando: voglio una suite». Silvio Berlusconi esordisce scherzando all’inaugurazione di una casa di cura convenzionata a Pontida, dove è intervenuto con il governatore della Lomardia, Roberto Maroni, ospiti in quelle valli un tempo deputate alle rituali adunate leghiste. E tra una battuta di spirito e una stilettata politica, dall’aumento dell’Iva ai rapporti con Bruxelles, passando per l’abrogazione dell’Imu e la crisi del lavoro, ribadisce la sua posizione in merito ai temi caldi in agenda in questi giorni. «È inaccettabile – è entrato subito nel vivo l’ex premier – che non si trovino gli otto miliardi che servono per l’Imu ed evitare l’aumento dell’Iva. Ma quale azienda non riesce a tagliare i costi dell’1%»? E se in merito all’odioso balzello sulla casa imposta dai tecnocrati di Monti è stato ancor più lapidario – «è una tassa dannosa e ingiusta. Noi vogliamo che sia abrogata – ha spiegato – anche per un fatto simbolico: rappacificare lo stato con i cittadini» – sull’Iva Berlusconi è tornato a chiedere a viva voce contromisure per evitare il rischio del paventato aumento «che, secondo gli economisti che hanno la testa sulle spalle, non porterebbe maggiori entrate all’erario, ma un decremento» per la diminuzione dei consumi. Infine la questione lavoro, nodo irrisolto che torna a riproporsi e su cui l’ex premier, accantonato per un attimo il tono ilare e le battute ironiche, è stato chiaro al limite del lapidario: «Il governo non potrà mai creare lavoro, il lavoro lo possono creare solo gli imprenditori, dobbiamo sostenere questi capitani coraggiosi che oggi dobbiamo chiamare eroi». Quindi, affrontati i punti all’ordine del giorno che avviluppano accordi e strategie governative dell’esecutivo, il leader Pdl ha ampliato il raggio della sua disamina strategica, e in un velato suggerimento al presidente del consiglio Letta, ha proposto: «Il governo vada alla Ue e dica: il limite del 3% all’anno e del fiscal compact ve lo potete dimenticare»; aggiungendo: «Ci volete mandar fuori dalla moneta unica? Fatelo. Ci volete mandar fuori dalla Ue, ma no… Vi ricordiamo che noi versiamo 18 miliardi all’anno e ce ne ridate indietro solo 10». Ribadendo con fermezza, al di là dei toni ironici, che «c’è bisogno di qualcuno nel governo che abbia il coraggio di andare a Bruxelles per dire che bisogna mettere a posto le cose», cioé che «da qui in avanti il limite del 3% all’anno e del fiscal compact ve lo potete dimenticare». Un’esortazione esplicita, ha quindi concluso Berlusconi, a non «sbattere i tacchi di fronte a queste autorità di Bruxelles». Tanta carne sul fuoco dell’attualità politica e da fonti di Palazzo Chigi una precisazione che denota una certa irritazione: «La posizione italiana resta la stessa».

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