Arrestato per droga Graziano Mesina, il “leggendario” bandito sardo protagonista di film e canzoni

10 Giu 2013 10:27 - di Priscilla Del Ninno

Graziano Mesina, tra i più famosi banditi del dopoguerra, è stato arrestato alle prime luci dell’alba di oggi dai carabinieri con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Settantuno anni, quaranta passati in carcere, cinque trascorsi da latitante e undici agli arresti domiciliari, era tornato libero nel novembre del 2004, avendo ottenuto la grazia dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Da alcuni anni era tornato nella sua Orgosolo, dove aveva avviato l’attività di guida turistica, accompagnando centinaia di persone nelle zone più impervie della Barbagia, luogo delle sue rocambolesche avventure criminali. L’arresto di Mesina è avvenuto nel corso di un’ingente operazione dei carabinieri coordinata da militari del reparto operativo del comando provinciale di Nuoro, alla quale partecipano anche militari dell’Arma di Milano, Cagliari, Oristano, Sassari, Reggio Calabria, ed inoltre i Cacciatori di Sardegna e i militari del decimo nucleo elicotteri di Olbia. I militari stanno dando esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Nuoro nei riguardi di 27 persone, e stanno eseguendo perquisizioni in diverse regioni d’Italia. Ultimo atto di un’operazione con cui i magistrati nuoresi ritengono di aver sgominato due organizzazioni – di una di queste il leader è ritenuto appunto Graziano Mesina – dedite al traffico di stupefacenti e alle estorsioni. Dunque, quella storia malavitosa al limite del leggendario con protagonista Graziano Mesina, che sembrava essere arrivata all’epilogo con la grazia concessa da Ciampi, e iniziata nel lontano 1956, si è riaperta stamattina, quando i carabinieri del Nucleo Operativo di Nuoro sono andati a prenderlo nella sua casa di Orgosolo (Nu), e lui, con calma inflessibile, si è consegnato nelle mani delle forze dell’ordine, dimostrando un atteggiamento mite e collaborativo. Una flemma da professionista consumato, la sua, che contribuisce ad arricchire la mitologia banditesca intestata a suo nome. O meglio, creata sul personaggio di Grazianeddu, dal carisma criminale inossidabile, conosciuto per le sue numerose evasioni (ventidue, di cui dieci riuscite) e per il suo ruolo di mediatore nel sequestro del piccolo Farouk Kassam. Fiumi di inchiostro, riletture cinematografiche, canzoni, e soprattutto aneddoti passati di bocca in bocca, hanno alimentato un tam tam popolare che, tra i vari capitoli non scritti, archiviati nella memoria della storia criminale, annoverano anche pagine di racconti resi sui rotocalchi delle sue avventure galanti da latitante. Di visite “camuffate” allo stadio di Cagliari per seguire “Rombo di tuono” Gigi Riva. E di una nutrita schiera di personaggi pubblici che, in qualche modo, nel corso del tempo si sono occupati di lui, penultimo di dieci figli di una famiglia di pastori sardi. È notoria la grande considerazione che ebbe di lui Indro Montanelli, tra i primi a battersi perché gli fosse concessa la grazia, ma sono in pochi probabilmente a ricordare che ad opporsi nel novembre del ’91 alla concessione del provvedimento fu Giovanni Falcone, all’epoca direttore generale degli affari penali del ministero della Giustizia che disse “no” all’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. E mente per Mesina le porte del carcere si aprivano e si richiudevano ciclicamente, il cinema ne immortalava le gesta criminali: uno su tutti, citiamo Barbagia, (La società del malessere), un film di Carlo Lizzani del ’69, con Terence Hill nei panni di Grazianeddu. Ma anche il mondo della canzone, dai Nomadi (in Canzone per un’amica) ai Tazenda, (che nel 2003 hanno scritto Bandidos)) ha voluto riecheggiare in musica le sue avventure malavitose. E poi libri e, addirittura, uno tra i più celebri editori interessato a “scritturare” quello che allora era un ricercatissimo latitante. Secondo i documenti scoperti dalla Commisione Stragi nel ’96, nel ’68, quattro anni prima di morire, Giangiacomo Feltrinelli si sarebbe recato in Sardegna per prendere contatto con gli ambienti delle sinistra e dell’indipendentismo isolano: tra le idee dell’editore c’era quella di affidare le truppe ribelli a Mesina, allora latitante. L’iniziativa saltò, ma gli echi di quella impresa mai realizzata, come di tutte le missioni criminali portate a termine da Mesina, hanno deflagrato per decenni, almeno fino a quando, dopo l’uscita dal carcere di Voghera nel 2004, il bandito che si credeva in disarmo disegnò per sé un futuro il più anonimo possibile, da uomo libero: guida turistica nella Barbagia, nell’Ogliastra e nel Supramonte, nascondigli inespugnabili durante la latitanza e rifugi introvabili dopo le sue rocambolesche fughe. Fino all’alba di stamattina: quando la storia banditesca si è riaperta, con la scrittura fresca di un nuovo, controverso, capitolo.

 

 

 

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