«Sì all’uomo solo al comando». Renzi infrange un altro tabù linguistico (e culturale) della sinistra
Era l’ottobre del 2012 allorché Michele Prospero sull’Unità scrisse un articolo contro Matteo Renzi dal titolo: «Rottamazione, idea fascistoide». «Il termine stesso di rottamazione – si leggeva nell’editoriale – ha una ascendenza fascistoide che non per nulla scalda Dell’Utri e Santanchè, stuzzicati dalla mitologia della giovinezza, primavera di bellezza (bellezza, un altro termine caro agli atleti della rottamazione)». Un articolo che mandò su tutte le furie il sindaco di Firenze, che oggi ha ripescato un’altra immagine che fa venire l’orticaria ai compagni del Partito democratico e che viene abitualmente associata alla storia e alla cultura dell’elettorato di destra. «L’uomo solo al comando non è un’espressione neofascista – dice Renzi a Radio 24 – è l’espressione bellissima, poetica e romantica di quella straordinaria radiocronaca di una tappa del Giro d’Italia del 1949 dove l’uomo solo al comando, che aveva avuto sì l’aiuto della squadra, ma che si era staccato e stava vincendo contro tutti, era Fausto Coppi». Secondo Renzi «talvolta la sinistra ha paura di chi può dare un contributo di forza e autorevolezza», e quindi Bersani sbagliava a dire «tante volte» in campagna elettorale che «non abbiamo bisogno dell’uomo solo al comando: un concetto molto nobile, ma che dà l’impressione di aver paura di chi ha coraggio e forza». La stessa paura e ostilità che negli anni Ottanta induceva la sinistra a vedere come un pericolo per la democrazia lo stesso leader socialista Bettino Craxi, colpevole di «decisionismo». Termine che alle orecchie del Partito comunista suonava pericoloso. Non a caso, il vignettista Forattini su Repubblica, giocava su questa paranoia serpeggiante nella sinistra tratteggiando Craxi con gli stivali di Mussolini.
Nell’opera di frantumazione dei tabù linguistici della sinistra il sindaco di Firenze è tornato anche in passato. Lo ha fatto, meno di un mese fa, invocando il “presidenzialismo” nell’intervista contemporanea a sei grandi quotidiani europei: lo spagnolo El Pais, l’inglese The Guardian, il polacco Gazeta Wyborcza, il francese Le Monde, il tedesco Suddeutsche Zeitung e l’italiano La Stampa. «L’unico modello elettorale che funziona in Italia è quello dei sindaci. Se porta al semi o al presidenzialismo, va bene». Proprio come chiede la destra da oltre vent’anni.