Non si perda più tempo: operai, impiegati e pensionati sono al limite delle forze

30 Mag 2013 19:55 - di Giovanni Centrella

Bene ha fatto il presidente Giorgio Napolitano a ricordare che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, così come recita l’articolo 1 della Costituzione. Perché, al di là delle parole di circostanza, in molti persino a sinistra sembrano essersi dimenticati quale importanza il nostro Paese attribuisce al lavoro. Che certamente non va regalato e non è neanche un obbligo da parte dello Stato, ma è quell’attività che più di qualsiasi altra conferisce ad una persona indipendenza, emancipazione, realizzazione. È ancora nel giusto il Capo dello Stato quando sostiene che ormai neanche più le raccomandazioni aiutano a trovare un’occupazione, tanto che i giovani, spesso al limite della disperazione, decidono di cercare fortuna all’estero, depauperando la nostra società delle menti e delle braccia migliori o comunque più volenterose. Parole in assoluta sintonia con quelle espresse da Papa Francesco: «La disoccupazione si allarga a macchia d’olio in ampie zone dell’Occidente e estende in modo preoccupante i confini della povertà», «bisogna ridare “cittadinanza sociale” alla solidarietà, che non è un atteggiamento in più o una elemosina sociale, è un valore sociale». Parole sante, non solo perché pronunciate da un Papa ma perché l’equilibrio e la coesione di una società sono impossibili da garantire senza lavoro e senza solidarietà, che in concreto si traduce in servizi pubblici, welfare, tra cui la famigerata cig che qualcuno si ostina a considerare un costo, se non appunto un privilegio. Posto che noi dell’Ugl rifiutiamo qualsiasi forma di assistenzialismo, come sarebbe ad esempio il reddito minimo di cittadinanza, anche perché con l’evasione fiscale dilagante rischiamo di assegnarlo a chi non lo merita, chiediamo però lavoro, lavoro vero, basato su sane attività economiche, che non rinascono con una leggera manutenzione della riforma Fornero. Il governo è davvero obbligato non da noi ma dalla realtà a passare presto dalle condivisibili dichiarazioni di intenti ai fatti, veri, tangibili. Altrimenti l’Italia rischia un’implosione mai vista prima. Il nostro appello si basa non sugli indicatori economici sempre più negativi ma  sul contatto diretto e quotidiano con la realtà vissuta da operai, impiegati, pensionati. Ormai al limite delle forze e della speranza.

*Segretario Generale Ugl

 

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