Nel Pd rispunta Barca. E Veltroni ammonisce: «La faida tra ex democristiani ed ex comunisti uccide il partito»

4 Mag 2013 10:52 - di Guglielmo Federici

Prima a Prato, poi a Genova, il 17 maggio prossimo: l’ex ministro della Coesione territoriale, Fabrizio Barca, bastona il Pd e annuncia tappe nell’ottica di una “rete” per aggregare energie e compagni in vista del congresso, ma per carità, non parlategli di nuova corrente, come si vocifera, perché a precisa domanda sul Messaggero risponde “vade retro”: «Le correnti personali  sono una delle cause dello stato in cui versa il Pd». E, tanto per esser chiari, «fra quello che intendo fare e la fondazione di una corrente personale c’è la distanza di un oceano. Nell’intervista Barca, che odia il modello Blair e occhieggia a Vendola, non si risparmia, parla di «errori gravi e senza precedenti» commessi dal Pd e sogna un partito di sinistra che non sia «stravolto» dai personalismi.  «Non c’è nulla di male in una correntese essa fa riferimento a una propria visione. nella Dc lo correnti – puntualizza- non erano solo aggregazioni personali ma rappresentavano idee e culture diverse», prosegue l’ex ministro, che  smentisce di essere l’anti-Renzi: «Chi lo dice è pigro o vuole far fuori tutti e due». Ma il Pd dovrà “scegliere una strategia e rispondere ad una domanda: che cosa fa un partito di fronte ad un governo così? In una situazione difficile, di compromesso, pur essendo cosciente di essere rappresentato al massimo livello da uno dei suoi esponenti di rango, il Pd – afferma Barca – dovrebbe scegliere di continuare a veicolare le sue idee costitutive. Dovrebbe continuare a stimolare questo governo sulla base delle esigenze dell’elettorato che rappresenta e dunque a favore di una politica per il lavoro e per l’inclusione sociale. Personalismi e rancori – aggiunge – possono essere superati se ci diamo un progetto strategico”.

Sul Pd, a caccia di un reggente, interviene anche il fondatore, Walter Veltroni, che assolve l’esperimento di governo bipartisan ma con riserva: «Sento parlare di Moro e Berlinguer, di riconciliazione nazionale, governo di legislatura, fine di destra e sinistra, e penso che sia esattamente il contrario della razionalizzazione che di questa fase deve essere fornita. Una fase di inedita emergenza, dovuta all’intreccio tra una devastante crisi istituzionale e una devastante crisi sociale. L’assenza di alternative ha generato il governo, al quale auguro successo; ma si tratta di una condizione di anomalia, non di una condizione virtuosa», dice Veltroni al Corriere della Sera: «Ma la cosa peggiore è trasformare questa alleanza di emergenza in una formula politica». E sul Pd ammonisce: «Sento dire che, siccome c’è Letta presidente del Consiglio, bisogna che il nuovo segretario sia espressione della sinistra sociale. Ma in questa argomentazione c’è l’annientamento del Pd. Questa storia degli ex dc e degli ex pci deve finire».

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