L’Associated press accusa: spiati dal governo. La replica: una questione di sicurezza nazionale
Scoppia una nuova pesante grana per la Casa Bianca. La più grande agenzia di stampa Usa, la Associated Press (AP), denuncia di essere stata spiata dal governo, avendo subito «una seria interferenza nel suo diritto costituzionale di raccogliere e diffondere notizie». L’AP punta il dito contro il dipartimento della Giustizia, e anche la Casa Bianca prende le distanze dai servizi del ministro Holder, di cui l’opposizione chiede le dimissioni. Nell’ambito delle indagini sulla fuga di notizie sensibili per la sicurezza nazionale, il dipartimento ha infatti segretamente raccolto e setacciato i tabulati di una ventina di linee telefoniche in uso alla AP o a suoi giornalisti. Il ministro della Giustizia Eric Holder si difende affermando di credere che tutte le procedure siano state correttamente seguite, e facendo sapere di non aver preso lui la decisione di raccogliere i tabulati, bensì il suo vice James Cole. Il presidente del comitato nazionale repubblicano all’opposizione, Reince Priebus, lo accusa però comunque di aver violato la libertà di stampa e la costituzione e ne chiede la testa. Alla AP la cosa è stata comunicata venerdì dal procuratore federale del District of Columbia, con la precisazione che tabulati raccolti riguardano le telefonate di aprile e maggio 2012, ma senza alcuna indicazione sul motivo dell’iniziativa. La stessa AP nota però che l’anno scorso è stata avviata un’indagine per scoprire chi stava rivelando alla stampa notizie riservate. Come quelle su un’operazione della Cia in Yemen che ha portato a sventare un attentato di al Qaida contro un aereo di linea diretto negli Usa. O quelle sui cyber-attacchi a installazioni nucleari iraniane, sulle procedure dell’amministrazione per eliminare presunti terroristi all’estero, la cosiddetta kill-list, o sul raid contro Osama bin Laden. Una serie di scoop che portarono i repubblicani ad accusare la Casa Bianca di far trapelare ad arte informazioni che dessero del presidente Obama un’immagine vincente prima delle elezioni di novembre. Ora molti repubblicani partono all’attacco del presidente anche per questa nuova storia: «Se l’amministrazione Obama cerca i dati delle comunicazioni dei giornalisti è meglio che abbia un motivo dannatamente buono», ha ammonito il portavoce dello speaker della Camera John Boener. Holder ha sottolineato però che «le indagini riguardavano fuga di notizie molto gravi, che mettevano in pericolo la vita di cittadini americani. Serviva un approccio aggressivo». Dal canto suo, la Casa Bianca, tramite il portavoce Jay Carney, ha stigmatizzato di non essere stata a conoscenza di alcuna azione del dipartimento della Giustizia per avere i tabulati telefonici della AP. Carney ha anche affermato che il presidente Obama crede fortemente nella libertà di stampa e nel Primo Emendamento. L’amministrazione viene però già criticata perché sei funzionari o ex funzionari sono stati incriminati durante l’era Obama per casi di fughe di notizie: il doppio di casi analoghi in tutte le amministrazioni precedenti messe insieme, ricorda il NYT.