La miss presa a botte dal compagno ritira la denuncia: lo amo, lo perdono. La psicologa: è l’antica abitudine a subìre
Lascia sotto choc. Quello di Rosaria Aprea, la miss presa a calci e pugni dal fidanzato fino a rischiare un’emorragia interna, è un ripensamento assurdo. Che fa pensare e rabbrividire. La bella Rosaria, alla quale hanno asportato la milza per le botte prese dal compagno con il quale ha un figlio, ha deciso di perdonarlo e ritirare la denuncia contro di lui. «Lo amo, sto male all’idea che sia rinchiuso, non si è reso conto di quello che mi ha fatto», racconta al Corriere del Mezzogiorno dal suo letto nel reparto di Chirurgia d’urgenza. Quasi si sente in colpa per essere stata, sotto sotto meritatamente, picchiata. E ancora, smentendo se stessa: «Non è vero che ho subìto percosse », aggiunge lasciandosi fotografare per dimostrare che non ha lividi o medicazioni. All’addome, però, i medici hanno dovuto operarla due volte in poche ore: prima per asportarle la milza e poi per fermare una emorragia interna che avrebbe potuto ucciderla. Niente denuncia. «Ci amiamo e non vedevamo l’ora di andare a vivere insieme con nostro figlio». Paura di ritorsioni? Sudditanza psicologia dal compagno violento e geloso? Voglia di nuova pubblicità?
Rimbalzata sulla rete, la notizia è commentata per lo più con giudizi negativi, talvolta pesanti. Generalmente di buon senso. “Finché ci saranno donne così, ci saranno uomini così” twitta Fabrizio, quindici anni. “Questa donna dovrebbe chiedere perdono, e magari anche in ginocchio, alle donne della Campania”, twitta Barbara, “ha bisogno di cure urgenti”, è il consiglio più gettonato. «Dietro questo atteggiamento può esserci la paura oggettiva della ragazza, o il vissuto all’interno di una famiglia nella quale succedeva lo stesso. Un’abitudine a subire violenza tramandata di generazione in generazione – spiega al Secolo Anna Oliverio Ferraris – oppure, ancora peggio, la considerazione che “se lui mi mena ed è geloso, allora tiene a me». Comunque la si spieghi quello di Rosaria Aprea non è un modello positivo. «Anche per le gravi ricadute psicologiche che la violenza all’interno della coppia può avere sui figli, che nessuno considera abbastanza. Con la madre, indirettamente viene maltrattato anche il figlio, che spesso si schiera con uno dei genitori, o con la mamma che è il suo punto di riferimento, oppure, se è un maschio, con il padre potente che disprezza la figura femminile». Se vogliono riconciliarsi – aggiunge la scrittrice – lo facciano con l’aiuto serio di una psicoterapia. Anche perché uomini come il ventisettenne di Casal di Principe, Antonio Caliendo, non riescono a controllarsi e possono ripetere la triste “bravata” in qualsiasi momento.