La Kirchner vince la causa per diffamazione contro il “Corriere” che fa di tutto per nascondere la notizia

4 Mag 2013 21:22 - di Redazione

Il Corriere della Sera condannato per avere diffamato un capo di Stato straniero è una notizia da prima pagina, ma per trovarla oggi sul quotidiano di via Solferino c’è voluta una ricerca certosina. Un trafiletto  a pagina 13. La notizia ai giornali italiani ieri l’ha data la presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner da Buenos Aires, rendendo noto di aver vinto un processo «per diffamazione» in Italia per un articolo pubblicato nel 2008 del Corriere della Sera (all’epoca il direttore era Paolo Mieli) nel quale si raccontava un presunto shopping che si sarebbe concessa nel centro di Roma a margine di un vertice della Fao. L’articolo, che era stato ripreso da numerosi media argentini, «era impostato con un approccio tipo “guardate che cinica la presidente che va al vertice della fame e poi fa acquisti”», ha detto la presidente a margine di una cerimonia alla Casa Rosada, sottolineando di aver saputo dai legali che la giustizia si era pronunciata a suo favore. «Dicevano che ero stata da Bulgari e avevo comprato non so cosa», ha aggiunto, ricordando la condanna del tribunale a 41 mila euro nei confronti, che saranno devoluti a un’ospedale della città di La Plata, colpita un mese fa da un’inondazione che ha provocato morti e danni ingenti.

Secondo l’articolo di Maria Egizia Fiaschetti, intitolato “Fame e dolce vita”, la Kirchner in quell’occasione avrebbe fatto uno shopping sfrenato. Nel servizio una lista della spesa dettagliatissima: tipo di articoli acquistati con tanto di cifre, i dettagli non lasciavano spazi a margini di dubbio. Si scriveva ad esempio di mille euro in lenzuola presso il famoso emporio Pratesi o spese in centinaia di migliaia di euro in gioielli da Bulgari con tanto di descrizione del tipo di gioiello. Il 29 novembre del 2012 la la Presidente ha deposto in video-conferenza al Tribunale di Roma, dicendosi «addolorata e indignata» in quanto nella realizzazione dell’articolo c’era stata malizia: «Non si cercava di dipingere frivolezza ma ipocrisia». Inoltre, «visto che il quotidiano si è rifiutato di pubblicare una smentita, volevo che la giustizia mettesse in chiaro che si è trattato di una bugia maliziosa». La Kirchner ha documentato tutte le mete del percorso in quel giorno e mezzo passato nella Capitale: un incontro con l’ex Presidente del Brasile Lula de Silva, un ricevimento in Vaticano, la riunione della Fao, una visita a una comunità religiosa, una riunione con residenti argentini e una cena con funzionari. Tutti spostamenti confermati dalle forze di sicurezza italiane. Per il Corriere della Sera, la magra consolazione di mimetizzare la notizia sull’edizione di oggi.  Sullo stesso numero grande risalto, invece, a una “lezione di giornalismo” firmata da Beppe Severgnini dal titolo: «Minacciare e diffamare è un reato. Farlo sul web è un aggravante». Lezione utile a tutti: soprattutto ai colleghi di via Solferino.

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