La crisi favorisce la pasta tricolore: boom di consumi in tutto il mondo
La pasta italiana sfonda all’estero sulla scia di una crisi che la porta sui piatti di tutto il mondo anche per i suoi costi contenuti: le esportazioni a gennaio 2013 sono cresciute al livello record del 27%. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat. I due terzi della pasta esportata – sottolinea la Coldiretti – sono finiti sulle tavole dell’Unione Europea dove si è registrato un incremento medio del 16 per cento, con valori che variano dal +22 per cento in Germania al +19 per cento in Inghilterra, ma gli aumenti sono sensibili anche nel Paese più in difficoltà dell’Eurozona come la Grecia (+21 per cento). Un vero e proprio boom però – continua la Coldiretti – si registra sul mercato statunitense, dove gli arrivi sono cresciuti del 61 per cento, e su quello canadese, con un incremento del 47 per cento. L’aumento del consumo di pasta negli Stati Uniti è trainato – spiega Coldiretti – dai valori positivi che trasmette l’italianità dei prodotti, ma anche dai contenuti salutistici che vengono attribuiti ai piatti base della dieta mediterranea. Non è un caso che nella maggiore catena di farmacie americane, la Walgreens, con 8000 punti vendita in tutti gli Stati federali, sia addirittura arrivata la pasta venduta biologica a marchio Delish prodotta dall’italianissima Ghigi, antico pastificio che, puntando sulla “green economy”, si è risollevato da una situazione fallimentare arrivando addirittura a raddoppiare i dipendenti. Export a gonfie vele per la pasta tricolore anche in Asia (+38 per cento). Se il Giappone resta il principale acquirente (+36 per cento), la pasta Made in Italy spopola anche in Cina, anche qui con un +36 per cento, e in India (+86 per cento). Ma penne e spaghetti piacciono sempre più pure in Africa, dove le esportazioni sono aumentate del 140 per cento ed in Russia dove sono più che raddoppiate (+127 per cento).