Il governo delle larghe intese regge al voto. Il Pd tira un sospiro di sollievo: «Gli elettori hanno capito»
Il risultato elettorale fa tirare un sospiro di sollievo al Pd. L’alleanza a livello nazionale col Pdl poteva non essere compresa dagli elettori del centrosinistra e molti temevano che una sconfitta a livello locale avesse potuto avere un effetto domino sul governo Letta. Invece, il timore della vigilia del voto è stato superato dal risultato che è emerso delle urne: il crollo del Movimento cinque stelle e la tenuta del Pd, per i Democrat sono la dimostrazione plastica che le larghe intese sono state comprese dagli elettori. «Questo è un voto che premia la governabilità», dice il segretario del Pd Guglielmo Epifani in un’intervista al Messaggero. «Il voto – spiega – rafforza la volontà del Pd di dare agli italiani un governo di servizio. Inoltre è un risultato che dà respiro al partito e ci fa andare al congresso più sereni. Senza montarsi la testa, perché il test è limitato, ma il voto premia non solo i candidati ma anche le liste». Epifani punta il dito contro i grillini che «pagano il no a quella scelta di cambiamento che hanno rifiutato». Sulla stessa linea anche il viceministro dell’Economia Stefano Fassina: «Il voto che arriva dalle città, dove il nostro partito è avanti dappertutto, riconosce che il governo Letta non è il governo dell’inciucio ma un compromesso fra partiti che restano alternativi». Per Fassina, intervistato da Repubblica, il test delle urne è “superato” con un «risultato che aiuta il governo». L’astensionismo, puntualizza, «é preoccupante davvero. Il distacco fra politica e cittadini cresce. Senza risposte urgenti alla crisi economica non se ne esce. Pure Grillo è stato punito stavolta», osserva Fassina, secondo cui una parte dell’elettorato M5S è stata «delusa da Grillo che non ha dato risposte, senza impegnarsi nel cambiamento per cui la gente lo aveva votato. Non si è mostrato all’altezza della sfida, con i tanti no sbattuti in faccia a Bersani e Letta». Anche nei giornali di centrodestra c’è una percezione analoga. Per esempio, Maurizio Belpietro dalle colonne di Libero osserva che «per la prima volta dopo un anno, il comico di Genova appare un pallone sgonfiato, un capopopolo il cui popolo si è dileguato in fretta». E poi l’analisi sul Pd: «In molti temevano che queste elezioni mettessero a repentaglio il governo. Essendo il Pd in profonda crisi e incerto sulla linea di sostegno dell’esecutivo, c’era pericolo che un brutto risultato elettorale potesse costringere Letta alle dimissioni. Tuttavia dalle urne non è uscita una sonora bocciatura della strategia delle larghe intese». Letta, conclude Belpietro, può «dunque stare tranquillo. Chi invece qualche pensierino lo dovrà fare è Angelino Alfano. Mentre il Pdl cresce nei sondaggi, al punto che a livello nazionale è dato a un passo dal 30 per cento, diminuisce nelle urne…».