Fecondazione assistita, arriva una storica sentenza: coppia risarcita per la morte degli embrioni

24 Mag 2013 19:04 - di Antonio Marras

«La lesione del diritto verificatasi non è identificabile con la perdita di un figlio, ma è una lesione del diritto al concepimento». Il Tribunale di Milano motiva così la condanna per l’Ospedale Fatebenefratelli a risarcire una coppia per la “morte” di tre embrioni, a causa di un black out. Una decisione destinata a segnare un precedente per certi aspetti storico. «Il Tribunale di Milano per la prima volta riconosce il risarcimento del danno per morte di embrioni», spiegano gli avvocati Susanna Zimmaro e Anna Barbaccia, che assistono la coppia milanese. Lo scorso 21 maggio, il giudice Gabriella Migliaccio della quinta sezione civile aveva depositato il dispositivo della sentenza con cui ha dichiarato “accertata la responsabilità dell’Azienda ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico per la morte degli embrioni” e condannato l’ospedale al “pagamento, a titolo di risarcimento danni” di circa 65mila euro a favore della coppia. I due (lei 37 anni, lui 50 anni), hanno intentato la causa agli inizi del 2008. Nel 2007, infatti, stavano seguendo un percorso di fecondazione assistita nel “Centro sterilità”’ del presidio ospedaliero “Macedonio Melloni” (che fa parte del Fatebenefratelli): il “trasferimento degli ovociti fecondati in utero era previsto per il 9 maggio 2007” – scriveva la difesa nel suo ricorso – ma nella notte tra l’8 e il 9 maggio “si è verificato un cortocircuito” e “l’interruzione della corrente elettrica negli incubatori dove erano colturati gli embrioni” avrebbe causato la loro perdita. Nelle motivazioni della sentenza, appena depositate, il giudice riconosce la “colpa del presidio ospedaliero, il quale, nel corso della notte, avrebbe dovuto comunque effettuare i doverosi controlli sulla efficienza dell’alimentazione di corrente, tanto più necessari per la delicatezza del materiale biologico contenuto negli incubatori”. La coppia, secondo il giudice, ha dunque subito una “lesione” del “diritto al concepimento, che fa parte delle fondamentali estrinsecazioni della persona umana, riconosciute dalla Costituzione”. Stante, prosegue il magistrato, “la peculiarità della fattispecie, la liquidazione del danno non può essere ancorata ai parametri tabellari consueti e postula la considerazione esclusivamente del caso concreto”.

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