Dopo tanti scandali imbarazzanti per il Vaticano, Ratzinger e Bergoglio lanciano la “glasnost” per lo Ior
Le cose cambiano anche in Vaticano. E sempre più velocemente. Merito degli ultimi due papi, a quanto pare, papa Ratzinger e papa Bergoglio, almeno per quanto riguarda lo Ior, l’Istituto per le Opere di Religione, finito spesso al centro di grossi scandali internazionali, insieme con il suo presidente dal 1971 al 1989 Paul Marcinkus, l’arcivescovo americano (ma di origine lituana) voluto da Paolo VI alla guida dell’istituto. Ora si annunciano grossi cambiamenti per lo Ior, che fino adesso è sinonimo di crac del Banco Ambrosiano, di affare Sindoma o anche di omicidio Calvi. Sempre più proiettato sul binario della trasparenza finanziaria, lo Ior renderà infatti pubblici i suoi bilanci annuali, finora conosciuti soltanto in Vaticano: lo farà addirittura attraverso un suo sito internet, che verrà aperto entro quest’anno.
Ad annunciarlo è stato il presidente della banca vaticana, il tedesco Ernst von Freyberg, nominato da papa Ratzinger, che incontrando il personale (un centinaio di dipendenti più alcuni consulenti) ha reso note anche altre novità, tra cui la consulenza di una società internazionale di certificazione. Cadono quindi altri veli del proverbiale alone di segretezza che circonda l’Istituto per le Opere di Religione. Insomma, entro il 2013, quindi, lo Ior avrà un suo sito web, su cui verrà pubblicato, tra gli altri documenti, anche il bilancio, in modo da renderlo a tutti gli effetti di pubblico dominio. Von Freyberg, 55 anni, nominato presidente dello Ior il 15 febbraio scorso succedendo così a Ettore Gotti Tedeschi dopo nove mesi di “sede vacante”, ha avuto ieri 13 maggio il suo primo incontro con tutto il personale dell’Istituto. Si è trattato di una riunione-consuntivo sui primi tre mesi di lavoro della nuova presidenza: Freyberg ha ringraziato tutti per la dedizione dimostrata, manifestando la sua soddisfazione sia per gli obiettivi raggiunti, sia per l’alta professionalità riscontrata a tutti i livelli. Un particolare apprezzamento è stato fatto dal presidente per le attività di trasparenza portate avanti in continuazione con il lavoro svolto negli ultimi anni dalla direzione Cipriani. Lavoro di trasparenza che lo Ior intende proseguire, considerato che oltre alle iniziative vaticane dirette a superare l’esame anti-riciclaggio degli esperti europei di Moneyval, al fine di entrare nella “white list” dei Paesi virtuosi, l’Istituto si avvarrà della consulenza di una primaria società internazionale di certificazione.
Essa, nelle intenzioni della presidenza, dovrà verificare il pieno rispetto sia della legislazione vaticana in merito al contrasto del riciclaggio sia degli standard internazionali. Un percorso parallelo a quanto chiesto dagli uomini di Strasburgo di Moneyval, che a fine anno presenteranno il “progress report” sul Vaticano, secondo round della valutazione dopo il primo rapporto del luglio 2012. La maggiore trasparenza si era già palesata con la “storica” conferenza stampa del giugno scorso, in cui il Torrione Niccolò V, sede unica dello Ior, apriva per la prima volta le porte ai giornalisti. Una strategia che lo Ior intende continuare a percorrere, anche per eliminare tutte quelle che vengono eufemisticamente definite come “incomprensioni” e che negli anni hanno riguardato le attività dello Istituto. Ed è una linea, quella della “glasnost” che, avviata sotto l’impulso di papa Ratzinger, ora non può che trovare nuovo slancio col pontificato di Francesco. Papa che il primo maggio a Radio Vaticana, ha apprezzato lo «Ior per i servizi che ha fatto e poi – ha detto – so che stanno lavorando per una maggiore trasparenza…». Il presidente dell’istituto risponde alla commissione cardinalizia di vigilanza formata da cinque cardinali guidati da Tarcisio Bertone. Gli altri quattro componenti sono il francese Tauran, il brasiliano Scherer, l’indiano Toppo e l’italiano Calcagno, quest’ultimo presidente dell’amministrazione del patrimonio della Sede apostolica. Una curiosità: lo Ior nella sua forma moderna iniziò la sua attività grazie ai capitali fornitigli dal l’Italia durante il fascismo. Sì, perché dopo i Patti lateranensi (che riconobbero Città del Vaticano come Stato indipendente) l’Italia per compensare le numerose espropriazioni dei beni immobili che la Chiesa aveva subito con le leggi napoleoniche, le leggi di soppressione degli Ordini e altre, erogò alla Santa Sede 750 milioni di lire (del 1929) e titoli di debito pubblico per un importo di un miliardo di lire. E furono proprio questi capitali che consentirono a Pio XI di affidare al banchiere laico Bernardino Nogara la gestione della neo-costituita Amministrazione speciale per le Opere di Religione. Ma questa è un’altra storia…