Omicidio di Garlasco, la Cassazione annulla l’assoluzione di Stasi: «Processo da rifare»
Processo da rifare per Alberto Stasi. La prima sezione penale della Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione per l’omicidio dell’ex fidanzata Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco disponendo un nuovo processo di appello. Stasi era stato assolto in primo e secondo grado, ma quest’ ultima sentenza era stata impugnata in Cassazione dai genitori di Chiara. Mercoledì, nel corso dell’udienza davanti alla Suprema Corte, il pg aveva chiesto l’annullamento della sentenza di secondo grado e un nuovo processo a Stasi e la difesa aveva insistito per la definitiva assoluzione dell’imputato. Con la decisione di oggi, la Suprema Corte ha sposato in pieno la tesi della procura generale di Piazza Cavour e Stasi, dunque, tornerà sotto processo. La signora Poggi che ha detto di essere «un po’ emozionata» e con voce che commossa ha ripetuto più volte «sono contenta che la Cassazione abbia capito…io voglio la verità su Chiara, voglio solo quello. Sono quasi sei anni che aspetto». La mamma e il papà di Chiara, tramite il loro avvocato Gianluigi Tizzoni, avevano chiesto agli ermellini di annullare la sentenza di secondo grado e riaprire il dibattimento per effettuare in particolare un esame su un capello corto e castano trovato nel palmo della mano sinistra della figlia. «Il mio legale e i miei consulenti hanno lavorato tantissimo e il merito è il loro». Dopodiché la signora Poggi non ha voluto più aggiungere altro. Soddisfatto uno degli avvocati di parte civile, Francesco Compagna: «Siamo contenti che le nostre valutazioni abbiano trovato un’autorevole conferma». Alberto Stasi, invece, non era in aula quando il presidente della prima sezione della Cassazione ha letto le decisioni. Diversamente da quanto avvenuto il 5 aprile, quando l’udienza fu rinviata, e da mercoledì, quando Stasi ha partecipato al procedimento in aula prendendo appunti durante la requisitoria del sostituto procuratore generale Roberto Aniello, Stasi, unico imputato per il delitto, ha preferito non essere presente. Il giovane che da mercoledì era tornato nella sua abitazione a Milano, ha saputo del verdetto telefonicamente. «È dispiaciuto, non capisce il perché di questa sentenza – ha detto l’avvocato Fabio Giarda – Non ce l’aspettavamo. Le due sentenze erano granitiche e cristalline. Bisognerà vedere se la Cassazione ha accolto i motivi di ricorso o se ha solo accettato le richieste di rinnovazione». Potrebbero essere due, infatti, gli elementi da riesaminare: il capello ritrovato nella mano di Chiara e la bicicletta. Ma anche se questi, ha spiegato l’avvocato, «avevamo concordato insieme quali accertamenti fare».