Maratona di sangue a Boston, tre morti e un centinaio di feriti. Spunta la foto di un uomo sospetto sul tetto

16 Apr 2013 9:57 - di Guglielmo Federici

Le immagini trasmesse dalle tv mostrano corpi a terra, sangue, panico. Almeno tre i morti accertati, ci cui uno è un bambino di otto anni. Oltre 130 i feriti, più di cento feriti in modo grave. Fonti ospedaliere trasmettono notizie devastanti, parlano di numerose amputazioni, anche di bambini. Il dramma di Boston è una mazzata terribile che travolge persone inermi in quella che doveva essere una festa popolare, una maratona. Quest’anno poi l’ultimo miglio della gara era stato dedicato ai bambini e agli insegnanti vittime della strage di Newtown. Era una giornata di sole, il cielo terso, proprio come l’11 settembre. Il terrore ritorna. Secondo fonti della polizia  si è trattatato di due bombe, e altri due ordigni sono stati trovati in città e disinnescati. Lo spazio aereo su Boston è stato chiuso dalle autorità. Massima allerta anche a Washington e New York. Il governatore del Massachusetts Deval Patrick lo ha detto chiaramente: «Boston resta una città aperta, ma blindata». La foto di un podista di 78 anni scaraventato a terra dallo spostamento d’area a pochi metri dallo scoppio è già diventata l’immagine simbolo, l’icona di questa tragedia. Insieme a quella che sta facendo impazzire il web ed è diventata un caso su Twitter: la foto che ritrae un uomo sul tetto di un palazzo proprio durante la prima esplosione. C’è chi la definisce inquietanti e consiglia di mostrarla alla polizia e chi tende a rassicurare dicendo che si tratta di uno degli agenti di sicurezza. Intanto l’immagine è stato retwittata migliaia di volte.  Il presidente Barack Obama ha parlato alla Nazione quando ancora non si conoscono i dettagli: «Non sappiamo ancora molto ma sappiamo che chiunque sia stato pagherà». Non ha parlato di “terrorismo”ma di individui o gruppi responsabili che saranno perseguiti.  Il presidente rimane in contatto con le autorità locali per seguire l’evolversi della situazione e fornire tutta l’assistenza di cui la città di Boston avrà bisogno, sia per le indagini che per gli aiuti. Nelle strade della città ci sono molte auto della polizia e ben pochi passanti, che si guardano con sospetto mentre camminano veloci, mentre nel cielo ronzano continuamente degli elicotteri. Un cielo dichiarato “no fly zone’” dalla Agenzia federale per l’aviazione civile, che ha anche disposto la chiusura dell’aeroporto internazionale di Logan mentre la pista di atterraggio e decollo viene riconfigurata. Alla stazione ferroviaria i viaggiatori sono ben pochi, e un messaggio diffuso dagli altoparlanti continua a sollecitare chiunque veda un pacco “sospetto” di segnalarlo al più vicino agente di polizia. Solo attorno alla Copley Square, dove sono esplose le bombe che hanno gettato nel terrore la città e il Paese, c’è un po’ di gente, in gran parte giornalisti, tenuti a distanza da un fitto cordone di agenti. Tutto intorno c’è un silenzio innaturale. Rotto solo dalle sirene di auto della polizia e dai generatori dei furgoni di appoggio delle grandi emittenti tv, con le antenne satellitari sul tetto. E in lontananza, si vede “la scena del crimine”. Si estende su un raggio di almeno tre isolati ed è illuminata a giorno dalle luci della polizia e dell’Fbi, che stanno setacciando palmo a palmo tutta la zona alla ricerca della “firma” degli attentatori. Ed è sigillata da una rete di nastro giallo e dalle transenne che erano state disposte per tenere a distanza il pubblico che normalmente si assiepa sulle strade per vedere il passaggio dei maratoneti. Ad ogni angolo di strada c’è un agente, e ad ogni incrocio almeno una macchina della polizia. Ma oltre che sul posto le ricerche si allargano anche ad eventuali testimoni. L’Fbi sta visionando le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona e ha aperto aperto un numero verde precisando che “nessuna informazione o dettaglio é troppo piccolo”, nessuna foto sarà trascurata, tutto sarà considerato, “ogni pietra sarà rovesciata” alla ricerca di una pista che porti ai responsabili dell’attentato, come ha detto Richard DesLauriers, capo dell’Fbi di Boston. Nessuna pista viene esclusa. Così come affermato da Barack Obama, non si conosce ancora la matrice dell’attentato: se esterna, legata al fondamentalismo islamico, o interna, legata ad estremisti come quelli che il 19 aprile del 1995 fecero saltare in aria un edificio federale ad Oklahoma City, provocando 168 morti e 680 feriti. intanto una dichiarazione del movimento talebano pachistano Ttp che nega qualsiasi suo coinvolgimento nelle esplosioni: «Rilasceremo una dichiarazione su quanto accaduto solo dopo che l’attacco sarà rivendicato. Siamo in attesa di questo», ha tuttavia specificato il portavoce del movimento Ehsanullah Ehsan.

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