Le condizioni del Pdl: «Via l’Imu subito». Ma nel Pd i franchi tiratori sono in agguato
«I contenuti per noi sono essenziali. L’abbattimento del prelievo fiscale per le nuove assunzioni e restituzione dell’Imu sono esigenze irrinunciabili. I contenuti sono la prima cosa e devono essere molto chiari». Lo dice in diretta a Tgcom24 Maurizio Gasparri nel giorno dell’incarico a Enrico Letta. Sulla matrice politica del nuovo governo il senatore del Pdl ricorda che «Letta non è un tecnico. In un governo ci possono essere anche figure tecniche, ma l’impianto del governo deve essere politico con esponenti chiaramente riconoscibili. Se si mandano le controfigure allora ci si disimpegna e sarebbe un motivo di non fiducia». Per la nascita del nuovo governo, il centrodestra non è preoccupato. Semmai, dice Renato Schifani, «i problemi interni al Pd non sono sopiti e la compattezza di questo partito deve esserci garantita». Il capogruppo del Pdl al Senato dopo aver espresso stima per il premier incaricato cita pure alcune dichiarazioni di esponenti del Pd tra cui quella di Rosy Bindi che esprimono «disagio» per un governo insieme al Pdl. «Queste dichiarazioni – ribadisce Schifani – fanno capire che ci sono problemi nel Pd».
Per capire che aria tira a sinistra, basta sentire Sandro Gozi a Un giorno da pecora. Il deputato prodiano spiega la sua astensione alla direzione Pd dicendo che il documento approvato «diceva troppo e troppo poco. Per esempio – esemplifica – potrebbe consentire un governissimo iperpolitico con dentro, magari, la Gelmini e Quagliariello, che per me sarebbe un colpo mortale». Di più, «mi farebbe molto schifo». E allora, voterebbe un governo Letta che comprendesse nella sua compagine Renato Schifani? «No, non lo voterei». E se Maurizio Lupi replica sul filo dell’ironia («Forse Gozi non era in aula mentre il presidente della Repubblica parlava, o si era addormentato o i battimani l’hanno distratto». C’è chi, invece, come Gregorio Fontana, è allarmato: «Se le parole di Gozi esprimono, come temo, il sentire, magari non dichiarato, di vasti settori del Partito democratico, allora l’incarico a Letta, che noi sosteniamo, nasce sotto i peggiori auspici. Non vorrei – nota l’esponente Pdl – che la decisione unanime della Direzione del Pd di affidarsi alla saggezza del Capo dello Stato somigliasse troppo al voto unanime dell’assemblea dei grandi elettori democratici a sostegno di Romano Prodi».