Bologna città spaccata sul referendum (26 maggio) contro le scuole private
Clima surriscaldato a Bologna in vista del referendum consultivo del 26 maggio, in cui i cittadini saranno chiamati a decidere se abolire o no i fondi comunali destinati alle scuole dell’infanzia paritarie private. Oggi se ne occupa il quotidiano Avvenire in un lungo servizio in cui si sottolinea la natura tutta ideologica di un quesito che mira a stravolgere il sistema pubblico integrato della scuola che finora a Bologna ha dato risultati importanti. “I numeri sono numeri – scrive il quotidiano della Cei – ed è difficile contestarli. Col milione di euro che oggi ricevono dal Comune, le scuole dell’infanzia paritarie garantiscono 1736 posti alle famiglie bolognesi. Con la stessa cifra, l’amministrazione ne garantirebbe solo 145”.
Il sindaco Virginio Merola ha detto che voterà per il no all’abolizione. E così anche il Pd (anche se il pronunciamento è arrivato in ritardo). A sostegno del referendum invece, troviamo schierati Sel e parte del Movimento 5 Stelle. Con loro anche il solito schieramento di vip progressisti: Margherita Hack, Daniele Silvestri, Sabina Guzzanti, Moni Ovadia, Valerio Mastandrea, Fausto Bertinotti oltre a numerosi esponenti della Cgil. Sul fronte opposto, in difesa del sistema pubblico integrato, un Manifesto promosso dall’ex sindaco Walter Vitali, dall’ex deputato Giuliano Cazzola, dal segretario generale della Cisl cittadina Alessandro Alberani e da vari docenti universitari. Le loro motivazioni sono abbastanza concrete: anche se risparmiasse il milione con cui finanzia le scuole private, il Comune non potrebbe con quei fondi garantire in strutture pubbliche un posto a tutti i bambini che ne faranno richiesta.