Beppe Grillo è già ammuffito e beve l’amaro calice della sconfitta

27 Apr 2013 21:24 - di Girolamo Fragalà

È invecchiato in un batter d’occhio. Il simbolo del cambiamento, del vaffa cantato con tonalità alla Marco Masini, si è scoperto improvvisamente ammuffito. La sua rivoluzione è fallita. Nel momento in cui la politica ha spinto a fondo, alzandosi sui pedali nelle salite e curvandosi sul manubrio nelle discese, l’antipolitica si è trovata in affanno e ha accumulato un distacco enorme. Beppe Grillo non è più in corsa. Che non fosse un vero rivoluzionario lo si era capito da tempo, così come – già dalle prime prove parlamentari – è stato chiaro quanto le sue truppe fossero inadeguate. Quel che sorprende, però, è la caduta del Che Guevara ligure che – per togliersi dagli imbarazzi – ha riciclato un linguaggio che sa di decenni fa, novecentesco, zeppo di luoghi comuni. Un linguaggio vecchio sulla bocca dell’uomo che avrebbe dovuto incarnare il nuovo. «Con il governo Letta il terzo giorno è resuscitato Barabba», ha scritto a caldo su Facebook, pochi minuti dopo l’annuncio della lista dei ministri, per dare l’idea dei ladroni dimostrando, tra l’altro, di non essere ferrato nella storia delle religioni perché Barabba era un ribelle, un brigante e non certo un ladrone. Ma l’intento era quello di dare in pasto all’opinione pubblica il tormentone coatto so’ tutti ladri, che funziona quando la gente è arrabbiata e non quando è stanca e vuole risposte. Ma anche poche ore prima Grillo aveva parlato di governo degno del miglior bunga bunga. Riecco la solita litanìa antiberlusconiana, il cavallo di battaglia della sinistra associata ai Travaglio. Roba vecchia. Per non ricordare il recentissimo Fascista io? Non capite mai un c… che è stato uno sterile tentativo dei grillini di riportare a galla idelogismi e contrapposizioni con la barba bianca. Con la chicca: «Il Pd – si legge in un post del blog dell’ex comico ridiventato comico – fa un governo con gli ex picchiatori fascisti e con la nipote del dittatore Mussolini». Una frase che ricorda le polemiche scoppiate alla primissima elezione di Alessandra Mussolini e che oggi, dopo tanti anni, fanno davvero sorridere. Piuttosto, Grillo dovrebbe riflettere: il settimanale britannico The Economist ha scritto che il nuovo governo, facendo le riforme, potrebbe «portare gli italiani lontano dalle stupidaggini di Grillo». Sì, proprio così, dalle stupidaggini di Grillo. Che a questo punto dovrebbe porsi qualche domanda.

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