Sorpresa: anche i grillini sedotti dal menù della buvette. Dov’è finita la crociata sulla spigola?

20 Mar 2013 13:50 - di Priscilla Del Ninno

Erano partiti bene: in bicicletta. Si sono subito seduti: alla buvette del Senato. Così, anche la casta grillina, che ha appena finito di rivendicare l’accesso alle sale dei bottoni con la richiesta onnivora di questori, bicamerali e vicepresidenze, intanto si accontenta di conquistare una sedia alla tavola dei parlamentari. Solo ieri il leader movimentista Beppe Grillo tuonava: «È l’ora di rendicontare anche le caramelle». Oggi sul web impazzano le foto dei suoi neo eletti paparazzati da un noto settimanale (“Chi”) alla buvette di Palazzo Madama, con tanto di cameriere che serve in guanti bianchi prelibati piatti a prezzi politici (come dimenticare i famosi spaghetti all’astice e le spigole a cinque euro del blasonato menù istituzionale?). Insomma, anche con i grillini, la polemica anticasta nata nei salotti intellettuali e sdoganata dalla satira tv, finisce per passare ancora una volta dalla buvette del Senato, da tempo sul podio degli odiosi simboli degli onorevoli privilegi. Onorevoli privilegi a cui anche i senatori cinque stelle sembrano volersi apparecchiare, tra un voto disobbediente e una recriminazione on line. Resettate le buone intenzioni di pranzi al sacco, e riposte nell’armadio le casacche integraliste dell’uomo comune impegnato in prima linea sul fronte della battaglia agli sprechi e agli esclusivi vantaggi riservati alla classe politica, in spregio a tagli e austerity dominanti in epoca di spending review. Conformatisi subito a cerimoniali di rito a abiti per l’occasione, dopo le invettive più viruose che virtuali digitate quasi quotidianamente sul web, contro l’opulenza e il magna magna romano di leghiste ascendenze, anche i più puristi tra i cinque stelle, in giacca e cravatta, si lasciano ingolosire dal menù delle opportunità parlamentari. E mentre si cibano di ideali, tra calici e porcellane, tra una portata e l’altra, finiscono per assaporare anche loro il dolce gusto del potere, deliziati dal profumo emanato dal bouquet del privilegio.

 

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