I comunicatori scelti dal M5S fanno già retromarcia: “Non parliamo più con nessuno”

20 Mar 2013 18:49 - di Redazione

Appena reclutati dal M5S per comunicare con i media Claudio Messora e Daniele Martinelli sono già in “silenzio stampa”. Messora in particolare si lamenta del fatto che sono stati pubblicati alcuni suoi virgolettati mai pronunciati, in particolare sulla possibilità di dare la fiducia al governo in caso Napolitano avesse scelto un nome terzo rispetto a Bersani. “Da domani, – annuncia Messora, che ha chiesto una rettifica a Libero  – non parlerò più con nessuno. Non prendetevela con me. Se tra di voi c’è qualche bravo giornalista, che vada piuttosto all’ordine dei giornalisti e chieda di radiare questi buffoni, perché screditano tutta la categoria”.

Anche Martinelli non vuole più avere a che fare con i giornalisti e così lo spiega sulla sua pagina Facebook: “Sono stato nominato consulente di un gruppo parlamentare e vengo trattato da giornali e tv come un addetto stampa che fa da megafono al Movimento. Questi – dice riferendosi probabilmente ai giornalisti – non hanno ancora capito che saranno i deputati del Movimento a parlare della loro attività politica. Il mio compito è solo quello di ottimizzare la loro comunicazione. La mia comunicazione, è personale. Non è quella del Movimento. Ho deciso che non parlerò più con nessuno. Nessuna radio e nessuna tivù. I miei interlocutori saranno solo i deputati della Camera”. E mentre tutti evitano la stampa a parlare con i cronisti in Transatlantico è Roberto Fico che spiega che c’è una retromarcia del Movimento: ora a parlare saranno i capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi. Parla sempre tramite il suo blog Beppe Grillo, che attacca i presidenti di Camera e Senato, che si sono tagliati lo stipendio del 30%: “Si tratta di quello da parlamentare o dell’indennità aggiuntiva per i presidenti di Camera e Senato? Non è spiegato, ma è un dettaglio importante che i cittadini devono conoscere”. Per Grillo il bel gesto non basta: i presidenti delle Camere, afferma, devono chiedere ai partiti di rinunciare ai rimborsi elettorali.

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