Docu-choc negli Usa: la crisi non è superata, 50 milioni di persone soffrono la fame

5 Mar 2013 21:13 - di Giovanni Trotta

La crisi c’è per tutti, e non solo per l’Italia e solo per colpa di Berlusconi. Anche nella terra opulenta per antonomasia, l’America, si soffre la fame (e del resto proprio lì la crisi è cominciata). Nel Paese dei pionieri, delle grandi opportunità, dei fast-food e delle bistecche milioni di persone non hanno da mangiare. Sì, decine di milioni di cittadini americani combattono la fame. La denuncia arriva dal documentario “A Place at the table” (un posto a tavola), in uscita in alcune sale negli Stati Uniti il prossimo fine settimana. «Per la maggior parte gli americani non sono a conoscenza di quanto vasto sia il problema», ha spiegato Kristi Jacobson, che ha diretto con Lori Silverbush il documentario, un’inchiesta su come un Paese come gli Stati Uniti possa avere un 16 per cento di famiglie costrette a confrontarsi con problemi di questo tipo. Il documentario è nato dopo che a Tom Colicchio, produttore esecutivo di “A Place at the Table” è arrivata la telefonata di un dirigente scolastico che riferiva del caso di una ragazzina di 12 anni sorpresa a rovistare tra i rifiuti in cerca di cibo, uno degli oltre 16 milioni di bambini americani che soffre la fame o l’insicurezza alimentare. Nel documentario fanno la loro apparizione Jeff Bridges, Raj Patel e lo chef Tom Colicchio. Attraverso alcune storie sintomatiche gli autori documentano che quasi 50 milioni di persone negli Usa, tra cui un bambino su quattro, non sanno da dove verrà il loro prossimo pasto. Jacobson e Silverbush esaminano la questione della fame con tre persone alle prese con l’insicurezza alimentare: Barbie, una madre-single di Philadelphia che è cresciuta in povertà e ora sta cercando di dare una vita migliore per i suoi due bambini; Rosie, una donna del  Colorado con scarsa istruzione che spesso deve dipendere da amici e vicini di casa per nutrirsi; Tremonica, una madre lavoratrice del Mississippi la cui salute malferma è aggravata dalla carenza di calorie. Il documentario mostra che la fame pone serie implicazioni economiche, sociali e culturali, e chiede al sistema economico americano di rendere il cibo disponibile e conveniente per tutti. Contemporaneamente al documentario è uscito il libro, “Un posto a tavola: La crisi di 49 milioni di americani affamati e come risolverlo”, a cura di Peter Pringle. Tutta la stampa statunitense ha recensito il documentario, puntando più che altro l’accento sul fatto che in America il cibo potrebbe essere più che abbondante per tutti.

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