Oscar sbugiardato perfino dal Mago Zurlì. E la rete si chiede: vuoi vedere che non si chiama neppure Giannino?
«Vuoi vedere che non si chiama neppure Giannino?». Alla luce degli ultimi retroscena su Oscar Giannino, sui social network circola anche questo interrogativo paradossale. Con il passare delle ore il castello di balle del giornalista (abbiamo verificato sull’albo, almeno questo è vero) si è sgretolato. Non esiste il master a Chicago, non esistono le due lauree (due, se devi dire una balla dilla grossa), non esiste il concorso in magistratura. Una carriera di balle, di infingimenti su temi anche ininfluenti sul valore professionale. L’ultima sbugiardata arriva nientemeno che da Cino Tortorella. Il mago Zurlì ha smentito in maniera categorica che il 52enne leader di Fermare il declino abbia mai partecipato allo Zecchino d’Oro. Da emulo del barone di Munchausen (l’eroe letterario di avventure inverosimili) Giannino si era inventato anche una fantomatica partecipazione al concorso canoro. «Sono andato sotto falso nome, preferisco non dire il titolo della canzone», aveva dichiarato in un’intervista. Nessuno era andato a verificare, più che altro perché a nessuno viene in mente che un autorevole giornalista, presente persino sulla Treccani (il sito dell’Enciclopedia italiana ha prontamente provveduto a correggere il curriculum taroccato) fosse un ballista compulsivo.
L’ultimo a sbugiardarlo, in ordine di tempo, dopo l’economista Zingales, è stato appunto il mago. Alla precisa domanda dei conduttori de La Zanzara, su Radio 24 (l’emittente dove Giannino lavorava fino a qualche giorno fa): E’ possibile presentarsi sotto falso nome allo Zecchino d’Oro? Questa la risposta di Cino Tortorella: «No, assolutamente no. Non riesco a capire la ragione della menzogna. E poi perché mai un bambino avrebbe dovuto presentarsi sotto falso nome?». Il conduttore del concorso canoro per bambini menziona un solo precedente: «C’è stato solo una volta, una bambina che era la figlia di Ugo Tognazzi, abbiamo detto solo il nome e non il cognome per non favorire la sua canzone. Se uno fosse andato a verificare avrebbe scoperto che si chiamava Tognazzi di cognome. Non riesco a capire perché Giannino abbia detto una cosa del genere. Capisco la balla sulle due lauree e il master. Ma la bugia sullo Zecchino d’oro per favore no. È una cosa seria».