Monti in affanno sul 10% alla Camera. Il crollo di Fini e Casini
Fermo al Senato al 9 per cento, alla Camera poco sopra la soglia di sopravvivenza del 10 per cento (10,3 secondo l’ultima proiezione). È il centro di Mario Monti, “salito” in politica con grandi aspettative che si sono rivelate però molto distanti da quelle degli italiani. Un centro che non è apparso né nuovo né alternativo ai due poli di destra e sinistra. Sulla “Scelta civica” di Monti ha pesato di sicuro l’impopolarità delle scelte di rigore del governo ma anche l’abbraccio con Fini e Casini, entrambi penalizzati dal risultato elettorale per l’inconsistenza della proposta politica portata avanti, che si limitava alla pura riproposizione dell’agenda Monti. Alla Camera la lista di Monti ottiene l’8,5% ma né l’Udc di Casini né il Fli di Fini (secondo i dati attuali) raggiungono il 2 per cento sufficiente per entrare a Montecitorio con la coalizione che supera il 10 per cento. Meglio al Senato dove i centristi sono avanti al Nord (oltre l’11% in Piemonte e in veneto) e indietro al Sud (sotto il 7% nelle Isole). L’ambizione di Monti di rompere il quadro bipolare si è rivelata infondata e la polarizzazione destra-sinistra che ha caratterizzato la campagna elettorale ha dimostrato che del centro gli elettori non sentivano il bisogno. Casini ha ammesso la sconfitta: “Nella vita si vince e si perde. Onore al merito a chi ha vinto”. Berlusconi? “È imbattibile in campagna elettorale, bisogna prendere atto che gli elettori sono sovrani”. Infine non si è detto pentito di avere appoggiato Monti per il quale, ha confermato, siamo stati come i “donatori di sangue”. Il Pdl da un lato esulta per la debacle della coppia Fini-Casini e dall’altro rimprovera Monti perché la sua scelta, commentano da via dell’Umiltà, ha favorito l’affermazione della sinistra vecchio stile.