Santoro si impegna allo stremo, Silvio para tutti i fendenti

10 Gen 2013 23:16 - di Redattore 54

Si comincia sulle note di “Granada” cantata da Claudio Villa, per evocare arene e toreri, ma Santoro promette: qui le parole saranno dolci o amare ma saranno sempre parole d’amore… Dopo di che il duello ha inizio, preceduto da un servizio in cui ex elettori di centrodestra annunciano che non voteranno più Berlusconi e imprenditori del bresciano lamentano le vessazioni di Equitalia. Primo piano su un Santoro conciliante che rompe il ghiaccio: “Bentrovato presidente…”. Ma a Berlusconi non va di sorridere, almeno all’inizio. Poi però confesserà a Santoro: “Le sembro arrabbiato? Anzi mi sto divertendo…”. Si adirerà  solo quando, quasi a fine trasmissione, citerà, urlando, l’ideologia comunista, “la peggiore del mondo, che è rimasta sempre la stessa”. E in effetti Santoro ce la mette tutta per cercare di farlo arrabbiare, o comunque per movimentare la serata, a cominciare dalla prima domanda: “Lei affiderebbe la sua azienda in crisi a un manager che l’ha gestita per otto anni e che per di più è oltre i settant’anni?”. Risposta: “Se si chiama Silvio Berlusconi, sì…”. L’ex premier dice che è risceso in campo ma aveva altri progetti, cita un’università dove Clinton, Blair e Aznar dovrebbero insegnare ai giovani come si governa. “Mi sono fatto tanti amici nel corso del mio lavoro…”. Santoro scopre le carte: la sua critica a Berlusconi è fondata sull’incoerenza. Perché prima sì a Monti e ora addossare a Monti tutti i guai? Perché negare la crisi dicendo che i ristoranti erano pieni? Perché il Pdl approvò l’Imu? Giulia Innocenzi vorrebbe anche le scuse da Berlusconi per avere negato la crisi davanti agli italiani. Il Cavaliere non ci pensa proprio: il mio governo non ha avuto alcuna responsabilità in una crisi internazionale scatenata da una “tempesta perfetta”. L’Imu? Berlusconi sottolinea di avere cercato in tutti i modi di convincere Monti a modulare diversamente l’imposta, ma non c’è stato nulla da fare. Santoro lo interrompe: non faccia discorsi da politicante. Berlusconi non si scompone: l’Italia è un paese ingovernabile, il premier non ha poteri, i disegni di legge del governo vengono stravolti dal Parlamento. La priorità, allora, è cambiare la Costituzione. Santoro incalza: “Dunque lei come Noè non diceva nulla ma stava lì pronto con l’arca per venire a salvare l’Italia”. Il suo scopo è impedire al Cavaliere di battere sui tasti con i quali ha impostato la campagna elettorale. Ma Berlusconi si prende il suo spazio. A un certo punto  interroga i ragazzi del pubblico, per smussarne l’ostilità: “Lo sapete quanto ci vuole per approvare un disegno di legge?”. La risposta giusta arriva: 600 giorni. “Bravo, tu sei preparato”, commenta Berlusconi. E Santoro: e adesso che vince? Berlusconi: questo lo sa lei, che guadagna i dindi facendo questa trasmissione. Il conduttore ribatte: lei non ne ha biosgno. Berlusconi ritrova il sorriso: guardi Santoro io ho molto bisogno di guadagnare perché ogni giorno devo dare a una signora che è stata mia moglie 250 milioni, lo dico in lire… Ma le domande di Santoro mirano sempre allo stesso punto: perché ha appoggiato il rigore di Monti e ora si tira fuori? Berlusconi è perentorio: “I professori si sono montati la testa, non accettavano alcun nostro suggerimento”. E chiede agli elettori di dare una maggioranza del 51% al partito che andrà al governo, perché solo così la politica avrà la forza di decidere. Santoro: ma lei quanti voti vuole pigliare? Berlusconi scherza:  è chiaro che devono votare tutti per me. Il conduttore lo stuzzica: e il Parlamento lo aboliamo, tanto è inutile… Berlusconi sta al gioco: ma sì…

Arriva il faccia a faccia con Travaglio che affonda subito sul caso Ruby. Berlusconi ascolta e non ci pensa proprio ad andarsene, come qualcuno aveva profetizzato.  Travaglio accusa: lei teneva a libro paga 42 ragazze… E ancora: il complotto contro il suo governo non esiste, era Berlusconi a complottare contro Berlusconi. Fine del monologo. Berlusconi si prepara alla replica e dice a Santoro: me lo lasci lì, Travaglio, che voglio guardarlo in faccia. Poi parla del suo addio a Palazzo Chigi: “Pensammo in una notte molto difficile che la cosa migliore per il paese era che noi ci dimettessimo…”. E  usa il plurale maiestatis per tracciare le distanze tra sé e il giornalista. Solo a Santoro concede qualche ammiccamento, consapevole di dover dividere, almeno in quest’occasione, il palcoscenico, ma sempre da protagonista, senza mai lasciare che Michele prenda per sé tutti i riflettori. Alla fine a Travaglio viene concessa una seconda chance. Ancora un monologo concluso ad effetto tra gli applausi del pubblico: lei ha speso per vent’anni tutte le sue energie non per combattere le mafie e la corruzione ma per combattere chi combatteva le mafie e  la corruzione. Berlusconi difende Dell’Utri: è una persona per bene, ha un solo difetto, è nato a Palermo. Non fate i giustizialisti, dai… Il mio gruppo ha avuto 118 procedimenti, se non è un’anomalia questa. Poi: “Mi hanno scritto questa lettera per Travaglio, l’ho letta in macchina, l’hanno fatta i miei consulenti…”. E legge: “Signor Travaglio io sono il suo core business… lei ha impostato su di me la sua carriera”. E come? Con il metodo del copia-incolla… Finché Santoro gli toglie la parola quando Berlusconi dà a Travaglio del diffamatore di professione: non legga più quelle scartoffie, intima. Il conduttore si scalda. Berlusconi gli dà la mano, Santoro non gliela stringe. Berlusconi va a sedersi al posto di Travaglio ma prima pulisce la sedia con un fazzoletto. E l’arena rumoreggia. “Non sapete neanche scherzare”, è la conclusione dell’ex premier. E alla fine è stato lui a fare arrabbiare Santoro.

 

 

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