Riciclati o figli di… Dio ci scampi dai candidati montiani
«Dio ci scampi da destra e sinistra», attacca Mario Monti intervenendo all’Assemblea di Libertà Eguale, l’Associazione dei liberal del Pd. Lo fa poco prima dell’ennesimo vertice con Casini e Fini. Le gatte da pelare sono ancora le liste di Udc e Fli, che slittano di altre 24 ore. Che il Professore voglia superare destra e sinistra si capisce dalla composizione schizofrenica della sua lista. Quali punti ci sono in comune tra il gay militante Alessio De Giorgi e l’ultraortodossa cattolica Paola Binetti? Alla campionessa della scherma Valentina Vezzali (quella che a Berlusconi disse: «Da lei mi farei toccare») si aggiungono decine di campioni di salto del partito. Il curriculum di molti candidati centristi manifesta sempre più una scelta “cinica” più che civica. L’intento è chiaro: arraffare voti a destra e a manca recuperando i metodi della peggiore Democrazia cristiana della prima Repubblica. Emblematica la scelta di puntare su “palazzinari” doc, come Salvatore Matarrese. Nipote di Antonio e Vincenzo (per trent’anni ai vertici del calcio italiano), erede di una dinastia che ha incarnato il potere senza freni di certa imprenditoria del Sud. Da ricordare tra gli scempi firmati dai Matarrese l’ecomostro di Punta Perotti. Un obbrobrio edilizio per il quale lo Stato italiano nell’ottobre scorso è stato condannato a risarcire la cifra record di 49 milioni di euro per la demolizione della maxistruttura che deturpava il lungomare di Bari. Cifra che tornerà proprio alla Sud Fondi del candidato di Monti che avrà qualche spiccio a disposizione per la campagna elettorale.
Per capire quanta aria nuova ci sia nella Lista Monti basta andare oltre i candidati civetta della società civile. Ben mimetizzati trovi in quota giovane qualche portaborse di Fli e Udc e molti “figli di”. Uno per tutti, Ettore Zecchino, 35enne rampollo del demitiano Ortensio, già ministro dell’Università con il centrosinistra. E quando non sono figli d’arte, sono vecchi lupi di mare della politica abituati a saltare sulla prima barca utile. Come il candidato calabrese Sergio Nucci che a Cosenza è stato assessore all’Ambiente nel 1990. Questa la parabola: Dci, Psi, Rosa nel pugno-radicali, Udc, gruppo-misto e ora Scelta “cinica”. Per parafrasare Monti: «Dio ci scampi da riciclati, rampolli d’oro e palazzinari».