Il Pdl “sfonda” il 20%. E Renzi piace più di Bersani

30 Gen 2013 10:13 - di Redazione

Tre sondaggi per altrettanti quotidiani (Corriere della Sera, Repubblica, Italia Oggi), lo stesso risultato: la rimonta del centrodestra prosegue e da qui al 26 febbraio la vittoria è possibile.

Per il quotidiano di via Solferino, con l’attuale sistema elettorale, con il centrodestra in vantaggio in Veneto e il centrosinistra in Campania,  «tutto pare dipendere dalla Sicilia e dalla Lombardia. Se il centrodestra prevalesse in entrambe le regioni, la maggioranza al Senato per Bersani sarebbe problematica e diverrebbe decisivo il ruolo di Monti». Senza citarli direttamente Renato Mannheimer evoca tre alleati strategici del Pdl: Maroni, Lombardo e Micciché che nelle regioni in questione sono direttamente (il segretario della Lega è candidato governatore in Lombardia) o indirettamente come i due politici siciliani, potranno far pendere l’ago della bilancia verso Berlusconi. Mentre il dato più singolare nel sondaggio commissionato dal quotidiano diretto da Ezio Mauro è che il leader politico più popolare tra gli italiani, attualmente sia in panchina: quel Matteo Renzi al quale il Pd ha preferito Pier Luigi Bersani che, tra un proverbio e una minaccia di sbranare gli avversari, non ha mai convinto la maggioranza degli italiani.

Un buon motivo per essere ottimisti arriva anche dal sondaggio commissionato da Italia Oggi. Secondo l’istituto Lorien,  la coalizione guidata da Silvio Berlusconi sarebbe ad appena sei punti dal centrosinistra.  «Il caso Mps ha smosso l’elettorato di centrodestra da una sorta di ignavia in cui era sprofondato, portandolo a sentimenti di indignazione a tutto favore del Pdl che ha sfondato la barriera del 20 per cento» consentendo quindi un recupero di 1,4 punti in appena tre giorni. Da registrare, sempre secondo il sondaggio Lorien su un campione rappresentativo di duemila elettori, il crollo della coalizione centrista di Monti (-1,4  per cento). Dal 24 gennaio al 28 febbraio le flessioni più evidenti sono state quelle del Pd di Bersani (dal 32 al 30,7) e il dimezzamento di Futuro e libertà (dall’un per cento allo 0,4 per cento).

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