Lega, dal Sole delle Alpi al sigaro di Che Guevara?
Nell’immaginario leghista forse sta per spuntare, dopo le ampolle druidiche, i miti celtici e lo spadone di Alberto da Giussano, un’altra stella, quella di Ernesto Che Guevara, citato ancora da Roberto Maroni: “La strada non è in discesa, è una sfida difficile. Io però ci credo davvero e a conferma di ciò non mi sono creato il paracadute per Roma, scelta che non reputo di poca importanza. Poi, come diceva Che Guevara, chi lotta può perdere ma chi non lotta ha già perso”. Dunque le ramazze serviranno forse a rinverdire non solo le camicie dei militanti “padani” ma anche i loro simboli di riferimento, racchiusi nell’angusto orizzonte dell’insulto al tricolore o dell’esaltazione della caccia “stile sindaco Gentilini”. Dal Bossi in canottiera al guerrigliero cubano il passo non è certo breve ma la versatilità dell’immagine del Che è nota agli studiosi e agli osservatori del costume politico.
Nel 2009 Mario La Ferla pubblicò un libro intitolato L’altro Che, spiegando come il personaggio fosse icona non solo della sinistra ma anche della destra movimentista e Casapound dedicò un incontro a Che Guevara con parola d’ordine accattivante: “Aprendemos a quererte”, che in italiano diventa “Impariamo ad amarti”. Un’iniziativa che non mancò di suscitare le pesanti critiche di quanti, a sinistra, gridarono al “furto” accompagnati da coloro che, a destra, parlarono di “idee confuse”. Ma prima ancora, negli anni Ottanta, fu il Fronte della Gioventù a usare il Che per i suoi manifesti, suscitando scandalo nell’ala più conservatrice del partito.
Alla Lega accadrà la stessa cosa? Staremo a vedere, considerando però che il volto del Comandante è sicuramente più accattivante della faccia del Trota. In ogni caso Maroni non è nuovo ad uscite del genere. Due anni fa, parlando ai padani riuniti nella sede dell’improbabile Parlamento voluto da Bossi e Calderoli, disse, prendendo in prestito l’espressione a Che Guevara, che “se la Padania è un sogno noi sogniamo l’impossibile”. Passo successivo: disegnare sul basco del Che, al posto della stella, il sole delle Alpi. Il sigaro, invece, può restare, in segno di continuità con l’era Bossi.