Il 2012 anno nero: ha messo ko l’80% delle famiglie
L’annus horribis di Mario Monti ha determinato prospettive sempre più nere: gli italiani, soffocati da una pressione fiscale alle stelle, sono scettici sull’uscita rapida dalla crisi e sei su dieci vogliono un governo legittimato dal voto (59%). Per il 2013, solo il 16% vede in arrivo un miglioramento per l’economia del Paese (lo scorso anno erano esattamente il doppio), il restante 84% pensa che il nuovo anno non porterà alcuna evoluzione positiva, ma addirittura un ulteriore peggioramento. È il quadro che emerge da un sondaggio Confesercenti-Swg sulle prospettive economiche dell’Italia per l’anno appena iniziato. Non solo, la salute dell’economia è giudicata negativamente dall’87% degli intervistati. Il 36% la ritiene inadeguata, mentre il 51%, la maggioranza, addirittura pessima. A promuoverla solo il 13%. Sfiducia che si ripercuote pure sulle prospettive per la propria famiglia e la situazione personale. L’84% degli intervistati non crede in un miglioramento e il 52% ritiene che la situazione rimarrà la stessa. Dall’indagine emerge anche che la maggioranza degli italiani (il 59%) vuole far leva sul nuovo esecutivo per porre alla sua attenzione l’emergenza lavoro. Ma c’è di più: l’analisi mostra che nel 2012 la crisi ha messo ko l’80% delle famiglie. Solo sei italiani su 10 sono riusciti ad arrivati a fine mese senza troppe difficoltà e l’86% ha ridotto le spese. Nel 2012 il 41% degli italiani ha dichiarato di non riuscirci, né con il proprio reddito né con quello familiare.
E che la situazione sia davvero difficile lo confermano anche i dati sulla cassa integrazione dell’Inps rielaborati dalla Cgil, secondo la quale il 2012 è stato il secondo peggior anno degli ultimi trentadue: sono 520mila i lavoratori “equivalenti” in Cig a zero ore per l’intero 2012 per circa ottomila euro a testa persi. A completare lo scenario c’è anche Federalberghi. Nel 2012 sono stati persi sette milioni di pernottamenti negli alberghi, conseguenti a un calo di turisti pari al 2,5%. Il settore ha perso tre miliardi di giro d’affari e i fatturati sono calati del 10%.