Il caso D’Ubaldo: il Prof sotto esame

4 Gen 2013 18:24 - di Desiree Ragazzi

«Il caso dell’imminente passaggio del senatore Lucio D’Ubaldo nelle file dei montiani sarà la vera “prova finestra” della pretesa intransingenza in fatto di moralità del Professor Monti. Se Enrico Bondi, pur prendendo atto della condanna inflitta dalla Corte dei Conti all’ex presidente di Laziosanità, per “il danno erariale provocato con la sua condotta gravemente colposa, negligente e superficiale”, decidesse di avallare la sua candidatura, vorrebbe dire che il palazzo di vetro tanto enfatizzato da Monti il giorno della sua entrata in politica, risulterebbe essere piuttosto opaco». Per il vicepresidente della commissione Politiche sociali della Camera, Carlo Ciccioli il caso dell’ex Pd evidenzia la forte contraddizione di Monti. D’Ubaldo, che a sostegno del Professore ha lanciato il “Movimento dei democratici popolari”, fu condannato per una retribuzione esorbitante concessa a Claudio Clini (fratello minore di Corrado, ministro dell’Ambiente nel governo tecnico) quando nel 2006 fu nominato direttore generale dell’Agenzia pubblica della Regione.  Il contratto siglato prevedeva un emolumento annuale di 193mila euro, più una “retribuzione di risultato” pari al 20% della cifra. Compenso stratosferico per la Corte dei Conti, secondo la quale doveva essere applicato il tetto massimo previsto per i direttori delle Usl ovvero 155mila euro e peraltro doveva essere escluso  il riconoscimento del 20% aggiuntivo. Ora la parola passerà a Enrico Bondi che dovrà decidere se “censurare” o meno la sua candidatura. «Questa storia dei presunti tecnici – osserva ancora Ciccioli – che fanno soprattutto gli affari dei gruppi economici e di cordate di potere è quanto di più vergognoso possa offrire la cosiddetta nuova politica. Monti è per il rigore però beneficia le banche che prendono i soldi dalla Bce a tassi “popolari” all’1% e li fanno pagare il 6% inoltre le fondazioni bancarie sono sgravate dall’Imu. E beffa tra le beffe dei sette miliardi di anticipo dell’imposta prelevati dalle tasche degli italiani, oltre tre miliardi sono stati dati al Monte dei Paschi di Siena, “la banca rossa”, coi buchi in bilancio per salvarla dal fallimento. È  questa la politica del rigore morale?».

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