È l’anno di Machiavelli. Ma i politici attuali non seguono i suoi consigli
Nell’anno la politica sembra ridotta all’angolo dall’avanzata di tecnici, società civile e anticasta si celebrano i 500 anni del libro considerato dai più un caposaldo della dottrina politica e cardine della politica intesa come vera e propria scienza, Il Principe di Nicolò Machiavelli, una delle opere italiane più diffuse la mondo ma anche un libro tra i più maltrattati dalla successiva vulgata, a causa di una leggenda nera che interpreta il trattato come la “bibbia” dei tiranni crudeli e senza scrupoli. Una grande mostra al Vittoriano celebrerà Machiavelli il prossimo aprile (curata da Marco Pizzo e Alessandro Campi) e altre iniziative sono in agenda, ma è possibile dire oggi che Il Principe ha molto ancora da insegnare a politici ed elettori? La pensa così lo studioso Maurizio Viroli, che in un saggio appena uscito (Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al cittadino elettore) sostiene che l’idea di rinascita civile auspicata da Machiavelli è quanto mai attuale e bisognosa di sostenitori.
Per prima cosa, però, prima di vedere quanto sia machiavelliana la politica attuale, occorre sgomberare il campo dalle interpretazioni fuorvianti de Il Principe che hanno trasformato il Cancelliere fiorentino in una sorta di genio del male. Non è che Machiavelli ignori l’etica o ponga la politica stessa al di sopra dell’etica, semplicemente postula la politica come scienza autonoma dalla morale, fondandone al tempo stesso la laicità e l’indipendenza dalla sfera del sacro cui, per tutta l’età medievale, l’idea di sovranità era stata connessa. L’uso dell’aggettivo machiavellico per indicare un comportamento subdolo e scorretto da parte di chi detiene il potere è del resto la conseguenza della svalutazione che l’opera di Machiavelli subì grazie al rigorismo operante in Europa con la Riforma e con la Controriforma.
Per tornare alla domanda di partenza, allora, c’è da dire che pochi dei saggi consigli forniti al Principe vengono applicati dai potenti di oggi. Per esempio Machiavelli riteneva che gli adulatori siano una vera e propria minaccia da cui il principe deve guardarsi. Suggerimento del tutto ignorato dai leader attuali, che tendono volentieri a confondere l’idea dello staff di collaboratori con quella della “corte” obbediente. E che dire dell’avvertenza di Machiavelli sulla necessità di seguire la “verità effettuale”? Altro monito del tutto ignorato da una politica troppo schiava dei sondaggi e delle risse artificiose inscenate in tv. Infine, il Cancelliere invitava il sovrano a quella laicità che sembra mancare a molti politici proprio in campagna elettorale, periodo in cui si fa fatica a evitare pronunciamenti pubblici sui principi che la Chiesa reputa “non negoziabili” tirando per la giacca un elettorato cattolico che è molto più laico della politica stessa. Il buon Machiavelli ne sarebbe inorridito. Una ragione in più per opprofittare della ricorrenza allo scopo di ripensare quelle pagine che cinque secoli fa fecero scandalo, molto studiate ma anche molto incomprese.