Con Bersani premier Vendola e D’Alema saranno ministri?

29 Gen 2013 11:43 - di Redattore 92

La domanda provocatoria l’ha lanciata il costituzionalista Michele Ainis sul Corriere della Sera. Oltre al programma di governo perché non fare sapere agli elettori quale sarà la squadra dei ministri? Nella tradizione artificiosamente “terzista” del quotidiano di via Solferino, si attaccano tutti: a cominciare dal Pdl («Chi sarà ministro dell’Economia? Tremonti o Berlusconi?»). Ma, stavolta, più che il centrodestra l’editoriale evidenzia piuttosto l’atteggiamento ambiguo del Pd. Vi sono, infatti, due esponenti che Pierluigi Bersani si è guardato bene dal tirare in ballo esplicitamente finora: Nichi Vendola e Massimo D’Alema. Chiede infatti il costituzionalista: nel caso che il Pd vinca le elezioni, «verrà apparecchiato un posto a tavola per Vendola? Probabile anche questo, ma al momento è un segreto di Stato. E quale posto poi? Altro è offrirgli in subappalto il dipartimento per le Pari opportunità, altro l’Economia: in quest’ultima evidenza cambierebbe la linea politica non soltanto la linea del politico». Domanda non peregrina: un governo con Vendola ministro “pesante”, quale credibilità avrebbe con l’Europa, con la Nato e con i mercati finanziari? Lo stesso Financial Times nella sua analisi pre-elettorale ha avvertito il Partito democratico che Bersani alleato con Sel rischia di andare troppo a sinistra. Ecco perché al Pd conviene glissare su chi entrerà nella squadra di governo. Non a caso il Pd omette di dire, quello che Ainis definisce un segreto di Stato, ma che pare piuttosto un segreto di Pulcinella: probabilmente anche D’Alema sarà ministro. In questo caso, la paura non è per i mercati internazionali ma per la reazione degli elettori. Il partito ha fatto propria la battaglia di Renzi per rottamare i dinosauri e svecchiare il partito e poi ci si ripropone chi non si è neppure ricandidato ed è già stato premier e ministro degli Esteri? Sarebbe una beffa, l’ennesima, nei confronti degli elettori del centrosinistra. Per usare una metafora cara a Bersani, fino al 26 febbraio, per non perdere altri voti sarà meglio «nascondere la polvere sotto il tappeto».

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