Articolo 18, un milione di firme. Che guaio per Vendola e il Pd…
Vendola stamattina non c’era, ma il suo fantasma politico sì. Quando i rappresentanti di un cartello di partiti e alcuni sindacalisti della Cgil hanno presentato alla Corte di Cassazione il milione di firme raccolte a sostegno di due quesiti referendari che puntano a ripristinare l’articolo 18 dello Statuto e la riforma della rappresentanza sindacale, tutti hanno pensato al leader di Sel, tra i promotori della consultazione ma anche alleato di quel Pd che di azzerare la riforma Fornero proprio non ne vuole sapere. Italia dei Valori, Sel, Rifondazione, Pdci, Verdi e il movimento di sinistra radicale Alba, con esponenti di Fiom e Cgil, hanno raccolto tra 550.000 e 700.000 firme a quesito ma non è certo che i referendum si facciano dato che le sottoscrizioni sono state depositate dopo lo scioglimento delle Camere e i reerendum non si possono svolgere nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere. Ma il nodo, più che formale, è politico. E alberga tutto nel centrosinistra dove Vendola s’è fatto l’alleanza col Pd ma tanti altri suoo compagni di viaggio, che hanno sposato con lui la battaglia sull’articolo 18, sono rimasti fuori e ora chiedono a Nichi di prendere posizione sui referendum. «Vendola ha proposto con noi e sottoscritto i quesiti sul lavoro e speriamo che sia coerente con questa scelta, dal momento che è alleato di Bersani, che ha detto, invece, di non voler toccare la riforma Fornero», attacca Angelo Bonelli dei Verdi, ora confluito in “Rivoluzione civile” . Bonelli, comunque, spera “in una battaglia comune per modificare le riforme che hanno tagliato i diritti dei lavoratori”, ma chissà cosa ne pensa Bersani. E lo stesso Monti, che con quel centrosinistra di Vendola potrebbe ritrovarsi alleato in caso di pareggio col centrodestra alle elezioni…