“Processo europeo” al Cav per mettere la museruola a chi dice no

14 Dic 2012 0:06 - di Girolamo Fragalà

C’è qualcosa che non quadra. Ok, a Bruxelles è filato tutto liscio, la “bomba” non è scoppiata, Berlusconi dice di essere stato «coccolato», la Merkel ha incoronato Monti. Ma un elemento è inquietante. E quell’elemento viene fuori dalle parole di Joseph Daul, il capogruppo del Ppe a Strasburgo: il Cavaliere va “processato” perché «non si può attaccare la Germania, non si può attaccare la Francia, non si può fare populismo e non si può mentire al popolo». Tutti zitti, altrimenti si finisce in castigo. Qualcuno dovrebbe spiegarci perché, invece, gli altri abbiano la licenza di criticare l’Italia, di sparare a zero sul governo (non importa di quale colore sia), di mettere becco in ogni situazione, giudicare se una finanziaria è giusta o meno e persino se è giusto sgomberare un campo nomadi dopo aver scoperto condizioni igieniche inaccettabili e somme di denaro di dubbia provenienza. La Merkel può parlare contro Berlusconi, Berlusconi non può parlare contro la Merkel. Sarkozy poteva ridere di noi, noi non possiamo ridere di Sarkozy. Schulz offende, noi dobbiamo sorridergli. Il paradosso è che queste – secondo Daul – sarebbero le regole dei padri fondatori, tra i quali De Gasperi. Regole altamente “democratiche”, dove la museruola viene messa ai Collie scozzesi mentre i Pittbull scorrazzano liberamente, mordendo a destra e manca. Altrettanto paradossale è la pretesa di stabilire se una posizione è populista o meno, una sorta di patentino che impedisce – anche qui in modo “democratico” – di avere un’opinione diversa. Infine, al di là di Monti, la pretesa dei capi di governo di altri Paesi di indicarci il candidato premier. Questo l’Europa non può permetterselo. Perché persino i Collie scozzesi si trasformano in Pittbull se gli si tira troppo la coda.

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