E sulla legge elettorale il Pdl “smaschera” il Pd
La riforma della legge elettorale resta nel calendario dell’aula del Senato, in modo che possa essere esaminata, ove conclusi i lavori in commissione, già da oggi o martedì, come ha stabilito ieri la conferenza dei capigruppo del Senato. La decisione di mantenere il testo in calendario è stata presa all’unanimità. «Abbiamo chiesto – ha detto il capogruppo dell’Udc Giampiero D’Alia – che venga mantenuta nel calendario d’aula la legge elettorale perchè abbiamo il legittimo dubbio che qualcuno non la voglia fare. Va in aula domani (oggi per chi legge ndr) o martedì e a fronte di questo abbiamo votato l’intero calendario». «Abbiamo ritenuto – dice il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri – che la legge elettorale fosse confermata in calendario perchè ciascuno si prenda le sue responsabilità. Abbiamo deciso all’unanimità sapendo che non si può andare in aula con 120 testi diversi». Sulla riforma della legge elettorale «è arrivato il momento di decidere. Il Pdl vuole riformarla e per questo ha presentato una proposta sulla soglia e il premio di 50 deputati e 25 senatori per chi non raggiunge la soglia del 40% dei voti validi. È una proposta generosa, che equivale a 3 milioni e 200mila voti», aggiunge Gasparri. «Una decisione importante -aggiunge- perchè non si consideri la riforma differita sine die. C’è, invece, la responsabilità di tutti di dare al Paese una nuova legge elettorale». La nuova proposta va intesa come un “prendere o lasciare”? «Credo che il Pd ciurli nel manico, non la vuole». A chi gli domanda se sia condivisa da Silvio Berlusconi, Gasparri ha risposto: «Vengo da una riunione a palazzo Grazioli dove di questo si è discusso…».
«Il Pd – sottolinea invece la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro – ha addirittura dato la disponibilità a una finestra d’aula durante le vacanze natalizie per la riforma». La Finocchiaro ha comunque evidenziato che «in aula non si può che andare con un testo che abbia un’ampia maggioranza sennò finisce come la diffamazione». Ieri Gaetano Quagliariello, il firmatario dell’iniziativa, tanto contestata dal Pd al punto da far sospettare un sabotaggio volontario per approdare alla riesumazione del “porcellum”, aveva comunque difeso la propria mediazione: «La nostra proposta abbassa la soglia del testo Malan dal 42.5 al 40 per cento e assegna un premio di aggregazione al primo partito di 50 deputati e 25 senatori: sono numeri equivalenti a un gruppo parlamentare più grande dell’Udc o della Lega. Al momento non siamo noi che concorriamo a quel premio. Questo è sufficiente per attestare la nostra buona fede e la volontà di cambiare la legge elettorale. Non c’è nessun commercio di seggi. E certamente non saremo noi a far fallire la prospettiva del cambiamento della legge per 1-2-3 seggi», ha spiegato il vicepresidente dei senatori Pdl. Quanto alla proposta di correttivo della sua bozza annunciata dalla capogruppo Pd, Anna Finocchiaro, dice: «Resta tutta la nostra disponibilità a trattare». «Noi abbiamo detto una cosa molto semplice e cioè – sottolinea uno dei responsabili del Pdl nella trattativa sulla riforma elettorale – che il premio va alla coalizione che prende il 40 per cento dei voti espressi. È una proposta chiarissima e limpida. Il 40 per cento non può diventare il 36 o il 32 perchè c’è un 10 o un 20 per cento di voti sotto soglia. Questo sarebbe un trucco che renderebbe il premio nuovamente irrazionale perchè troppo alto e non verrebbe incontro all’obiezione sollevata dalla Corte Costituzionale». Secondo il vice presidente del Pdl al Senato «il problema della frammentazione delle liste si affronta in altro modo: abbiamo alzato le soglie di accesso in Parlamento come mai avvenuto nella storia d’Italia: 5 per cento per i partiti che si presentano da soli e 4 per cento per chi si presenta in coalizione».