Studenti e prof: inaccettabile la zona rossa

23 Nov 2012 0:02 - di Giovanni Trotta

Si preannuncia un ennesimo sabato difficile per la capitale, dove studenti e anche professori torneranno in piazza la mattina per protestare contro il governo e contro la legge Aprea sulla scuola. Nel pomeriggio si terrà il corteo nazionale di Casapound, il cui percorso è stato deviato, per allontanarlo dal centro: si svolgerà infatti da piazza Mazzini a Ponte Milvio.
Gli studenti però annunciano intenzioni bellicose. Con l’ombrello aperto sotto le finestre del ministero della Giustizia in via Arenula «per paura cadano lacrimogeni». Così infatti una rappresentanza di studenti medi e universitari e di docenti precari ha voluto annunciare la manifestazione che si terrà domani per le vie di Roma. «Il percorso toccherà Testaccio ma cercheremo di raggiungere il centro, se non in Parlamento altri luoghi, perchè una zona rossa è inaccettabile», hanno spiegato i ragazzi. Con lo striscione “Piove. Governo tecnico – Liberi tutti 14/11” i ragazzi sotto gli ombrelli hanno spiegato le loro ragioni: «Vogliamo prenderli in giro perché se volevano spaventarci non ci sono riusciti. Stavolta guarderemo prima le finestre. In questa città c’è la volontà di regolamentare i cortei tenendoli lontani dal centro. È un’emergenza democratica, vogliamo riportare la protesta nei luoghi della città e non lontano dai palazzi del potere». «Il 24 ci ricolleghiamo agli scioperi del 14. Eravamo 50.000 e abbiamo ottenuto repressione – ha affermato l’Uds -. Abbiamo reagito con l’occupazione di decine di scuole per fare nel concreto quel modello di scuola che vogliamo. Vogliamo riappropriarci ella città». Secondo gli studenti il corteo di Casapound lo stesso giorno non sarà un problema, perché in un luogo diverso, ma hanno specificato che la loro manifestazione comunque «avrà una connotazione antifascista», anche se non si capisce che vuol dire. Per quanto riguarda la pioggia di lacrimogeni, la relazione della scientifica del Racis dei Carabinieri, i rilievi compiuti dalla polizia penitenziaria e l’esame testimoniale dei dipendenti in servizio quel giorno al quarto piano e del personale agli ingressi del ministero della Giustizia «conducono a escludere il lancio di lacrimogeni dall’interno dell’edificio». È quanto emerge dalle indagini disposte dal Guardasigilli Paola Severino sull’episodio dei lacrimogeni durante la manifestazione del 14 novembre.
Sui cortei è intervenuto nuovamente il sindaco di Roma Gianni Alemanno che richiama alle loro responsabilità le istituzioni nazionali: «Purtroppo continua a esserci un intasamento di manifestazioni che deve essere risolto attraverso una legge nazionale: il governo, il parlamento, devono prendersi la responsabilità per proteggere la città dagli eccessi di manifestazioni, al di là del colore politico o delle motivazioni».
Anche il capo della Polizia Antonio Manganelli ha parlato della giornata di mobilitazione studentesca nella capitale: «Dobbiamo evitare che diventi una giornata di scontri, ma deve essere una giornata in cui saremo chiamati a garantire il diritto di esprimere il dissenso, oltre a garantire il diritto a vivere senza costrizioni per il cittadino che ritiene di non dover dissentire», ha detto il prefetto da Napoli, a margine di un convegno. Manganelli ha detto anche che «la paura non fa parte della categoria di cui mi occupo da 28 anni di servizio di ordine pubblico e di investigazione».
Intanto si è appreso che l’arresto differito è uno degli strumenti che il governo vuole mettere in campo contro le violenze di piazza. Lo ha detto il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, nel corso di un’informativa al Senato sugli scontri del 14 scorso, aggiungendo che nelle manifestazioni «c’erano studenti pacifici da una parte e studenti meno pacifici con formazione a testuggine, caschi e bastoni. Distinguiamo le due componenti. Si sono infiltrati movimenti antagonisti che da sempre cercano di portare il Paese in condizioni di instabilità». Per quanto riguarda poi le polemiche sulle forze dell’ordine, il ministro ha detto che «se qualcuno ha sbagliato», tra gli agenti che hanno fatto servizio d’ordine pubblico il 14, «pagherà perché è giusto che paghi. E chi ha fatto bene, sarà premiato perchè anche questo è giusto».

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