Sos regole: così si rischia il flop

20 Nov 2012 21:32 - di Romana Fabiani

Meno quattro all’alba: ultimi colpi di fioretto per gli sfidanti, polemiche alle stelle su regole, soldi spesi e contenuti mentre il Coordinamento nazionale Italia.BeneComune diffonde con grande ottimismo i dati delle centinaia di migliaia di cittadini che si sono già registrati per le primarie di domenica «in un clima sereno e fiducioso». Che tradotto significa che le cose non vanno come largo del Nazareno sperava e che le operazioni di pre-registrazione non crescono al ritmo voluto. Sperando di mettere a tecere le polemiche sulle regole farraginose e sull’“iperburocrazua”, in una nota si ringraziano «le migliaia e migliaia di volontari «che in questi giorni si stanno prodigando in tutta Italia e all’estero per garantire il massimo di partecipazione». Dopo il dietrofront di Matteo Renzi, che ha ammesso di aver esagerato nella sua crociata contro le complicazioni elettorali tanto da essere costretto a un accorato appello finale («andate tutti ai gazebo, anche se c’è la fila»), è Nichi Vendola a tornare sul terreno minato delle regole e a lanciare l’Sos. «Siamo ancora in tempo per consentire la massima apertura e il massimo grado di partecipazione, le regole sono indispensabili. Se il meccanismo appare eccessivamente farraginoso – incalza il governatore pugliese – e può disincentivare la partecipazione, io dico ai garanti, dico agli altri miei competitor, diamo uno sguardo per cercare di semplificare al massimo le regole. Più gente voterà alle primarie e più sarà un bene non solo per il centrosinistra ma anche della democrazia italiana». Poi non rinuncia a ruggire contro Luca di Montezemolo, definito «uno dei protagonisti dell’ancien regime che si traveste da innovatore».
A tranquillizzare i militanti e i competitor sul rischio di infiltrati del centrodestra, che ha ingessato il regolamento, ci pensa Laura Puppato che considera «talmente assurdo mettere in campo una iperburocrazia in funzione di queste figure, che davvero non ne vale la pena, e se ne sono resi conto tutti. Queste persone sono proprio una percentuale dello zero virgola». Secondo la candidata veneta «per fortuna il problema è stato in larga parte risolto, si cercherà di facilitare in ogni modo gli elettori, per cui nessun problema anche per le persone che non si sono registrate entro il 25: lo facciano il giorno stesso del voto». Un chiarimento rivolto forse alla bersaniana Maria Grazia Pugliese che sulla sua bacheca Facebook dice di sentire «puzza di fascisti» ai seggi. Un fuor d’opera che ha scatenato polemiche incrociate e un fiume di commenti divisi tra chi difede il regolamento e chi polemizza sui toni usati.
Sondaggi alla mano, dovrebbe essere il sindaco di Firenze a trarre i maggior benefici dalla partecipaziome, non a caso il suo comitato, che dice di sognare la vittoria al primo turno e di «non temere brogli», chiede che in ogni gazebo ci siano almeno tre tavoli:per chi si è già iscritto, per chi deve ancora registrarsi e per chi deve votare. «Oggi vince chi capisce che si deve mandare a casa la vecchia classe politica, spazzare via tutto ciò che è simbolo della casta. A partire dai vitalizi», Matteo Renzi insiste sulle note di sempre e lancia un’altra frecciata all’establishment e ai vecchi volti dell’apparato. «Uno che ha fatto qualunque lavoro e poi il consigliere regionale e il parlamentare prende tre pensioni: non è squallido? Io non ho vitalizi ma chi li ha, a partire da Bersani e Vendola, potrebbe rinunciare almeno al cumulo?». Quanto alle future alleanze lo sfidante numero uno di Bersani chiarisce di non avere nulla contro Casini, ma di rifutare «l’idea che si fanno gli accordi con i moderati per prendere i voti dei moderati» e di sognare un Pd che «non ha paura di andare a rosicchiare i voti a Grillo o ai moderati, alla sinistra o al centro. Sogno un Pd che abbia la capacità di attrarre venuta meno in questi anni». E agli elefanti dell’ortodossia chiede coerenza: «Trovo ridicolo che accusino me di voler prendere i voti della destra salvo poi mettersi insieme a Casini, dandogli come mission quella di andare a prendere i voti della destra». Con l’avvicinarsi delle urne, i “magnifici tre” spendono le ultime cartucce esidendo consensi e pesi da novanta. Sarebbero oltre diecimila le proposte via mail per il programma di Renzi, presentato da Giuliano da Empoli. «Bersani è molto più pop di Renzi», dice, «si limita a slogan privi di contenuto, basta andare sul suo sito a scaricare l’opuscoletto multicolore che chiamano “programma”, perché la verità è che non ha neanche un’idea nuova da proporre, solo vecchie ricette che hanno già dimostrato di non funzionare».
Per tutta risposta Bersani, che ha riservato alla Liguria l’ultimo giorno della sua campagna elettorale (prima del comizio finale, porterà la sua campagna nel paese di Sandro Pertini, a Stella San Giovanni), si rivolge con stizza a chi continua con il gioco della torre. «Per me è chiarissimo che la ruota deve girare verso i giovani e chi ha esperienza deve aiutare il cambiamento. Questo è scontato. Ma se la mettiamo così temo che arriverà l’Onu a metterci tutti sul lettino dello psicoanalista». Anche il comitato di Vendola sfodera le sue medaglie annunciando un cartello di sostegno proveniente dal mondo del cinema e del teatro (Francesca Comencini, Leo Gullotta, Massimo Wertmuller, Serena Dandini e Alba Parietti) mentre il governatore pugliese non smentisce la sua vena lirica e cita Giacome Leopardi come antidoto al «Paese dei Briatore e degli Apicella».

 

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