Il ricordo della figlia Isabella, l’orazione funebre di Malgieri
Una folla di circa duemila persone ha voluto ieri dare ieri nella chiesa di San Marco a Roma l’ultimo saluto a Pino Rauti, il leader missino che aveva chiamato la destra a sfide avventurose ed esaltanti. C’erano giovani e anziani, ex rautiani storici oggi nel Pdl o transitati in Fli, militanti della Destra di Storace e striscioni di Movimento Idea Sociale. Moltissimi ex An – tra cui gli ex ministri Altero Matteoli, Andrea Ronchi, Ignazio la Russa e il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri – ma anche ex militanti della destra che hanno da tempo abbandonato l’attività politica. Impossibile fare l’elenco di tutte le persone presenti. Un mondo che avrebbe dovuto riunirsi nel ricordo dell’ex segretario missino morto a 86 anni. Ma non è andata così: l’arrivo del presidente della Camera Gianfranco Fini e le pesanti contestazioni che gli sono state rivolte hanno restituito in maniera evidente le divisioni e i rancori che ormai attraversano l’ex mondo della destra storica. Uno sfregio su un funerale che meritava un clima più solenne e rispettoso. Fini, che ha ritenuto di dover rendere omaggio ad un esponente storico, sia pur avversario di sempre, di un partito che entrambi hanno guidato, è stato accolto da fischi, imprecazioni, dal grido “traditore” e “Badoglio”, qualcuno ha anche cercato di aggredirlo fisicamente. La messa non è stata interrotta ma la contestazione è andata avanti anche all’interno della chiesa, tra la disapprovazione di molti che hanno assistito attoniti a quell’esplosione di rabbia fuori luogo in uno spazio sacro, davanti alla bara ricoperta dal tricolore. Isabella, la figlia di Pino Rauti, al microfono ha più volte richiamato tutti alla calma, ricordando che suo padre non avrebbe approvato un simile comportamento. Scioltasi la tensione la celebrazione è proseguita senza ulteriori interruzioni e Fini ha lasciato la chiesa da un’uscita secondaria. Al termine dei funerali la bara è stato salutata dal grido del “Presente” e dal canto dell’inno “Il domani appartiene a noi”.
Molta commozione, alla fine della messa, quando ha preso la parola Gennaro Malgieri, deputato del Pdl, scrittore e giornalista, che su invito della famiglia ha tenuto l’orazione funebre. Malgieri ha ricordato il Rauti politico e intellettuale, l’uomo coerente, dedito al valore della famiglia. L’anticipatore che aveva prima di tutti visto la crisi del comunismo, l’involuzione della sinistra, che aveva diffuso tra i giovani di destra le parole d’ordine dell’ecologismo, che aveva incoraggiato il Msi ad approfondire la questione femminile. Malgieri ha fatto un ritratto onesto e veritiero del leader scomparso, ricordandone il sodalizio con Julius Evola ma anche le aperture alla modernità, attraverso le analisi del quindicinale “Linea”. Ha quindi osservato che Rauti adesso potrà incontrarsi con due “giganti” che lo hanno preceduto e che come lui sono stati impegnati nell’attualizzazione della destra: Giorgio Almirante e Pino Romualdi. «Ma soprattutto – ha concluso tra gli applausi – incontrerai i tuoi camerati più prossimi e di recente scomparsi: Giano Accame, Enzo Erra, Fausto Gianfranceschi». Anche il nipote di Rauti, Manfredi Alemanno, ha dedicato una citazione al nonno. Quindi ha preso la parola Isabella Rauti che ha ricordato il Rauti politico e il papà affettuoso e ironico. Sulle persecuzione subite da Rauti ha spiegato che solo dieci giorni fa era arrivata l’assoluzione per l’ultima infamante accusa che lo vedeva coinvolto nella strage di Brescia. E così Pino Rauti, poco prima di morire, aveva chiuso definitivamente i conti con la giustizia italiana che lo aveva a lungo perseguitato senza mai riuscire a trovare una sola piccola macchia in una vita di onestà e passione politica. Poi, anche in risposta a chi aveva polemizzato sulla scelta della sede della fondazione An per la camera ardente, ha detto di aver voluto riportare Pino Rauti in una sede che era stata, prima di ogni altra scelta, quella del Movimento sociale, quella dove lo stesso Rauti, da segretario e al culmine del suo impegno politico, aveva lavorato con la dedizione che tutti, avversari e amici, gli riconoscevano. Isabella Rauti ha anche chiarito che il padre non era e non è mai stato un “nostalgico”, che aveva analizzato le “nuove povertà” decenni prima della devastante crisi che l’Occidente sta vivendo così come Malgieri aveva sottolineato che del passato Rauti voleva tramandare solo ciò che era imperituro battendosi per una destra dei valori e per una memoria dinamica, capace di parlare al presente. Quindi la figlia ha parlato del rapporto con un padre premuroso e attento verso le figlie, rivelando aspetti privati di una vita familiare sempre vissuta nella sobrietà: «Capitava anche che facessimo insieme qualche passo di valzer, si preoccupava del mio abbigliamento troppo maschile e mi ricordava che esistevano anche gli abiti e le gonne. Lo ricordo impegnato come nonno, con in braccio mio figlio piccolo, al quale faceva lunghi discorsi per poi dirci: “Stiamo parlando dei massimi sistemi”». Sia nelle parole di Isabella che in quelle di Malgieri è stata evocata la figura di Brunella, compagna di una vita di Pino Rauti: «Si sono conosciuti in una sezione del Msi e poi per cinquant’anni sono stati sempre uno a fianco dell’altra, sempre insieme». E, infine, la vocazione alla scrittura di Pino Rauti: «La mattina presto si sentiva a casa nostra il ticchettìo della macchina da scrivere mai abbandonata per il computer. Anche se, negli ultimi anni, mio padre navigava in internet». Coerente, fedele all’idea, ma curioso, come sempre, di tutto ciò che lo circondava.