I laudatores del governo tecnico si facciano un piccolo esame di coscienza

9 Nov 2012 20:33 - di

Come le grida manzoniane. Ogni provvedimento del governo tecnico viene annunciato con gli stessi metodi degli antichi bandi pubblici e gridato per le strade dai banditori, che a volte sono i membri dell’esecutivo, a volte le testate giornalistiche amiche, spesso tutt’e due. E sono giorni che sentiamo parlare delle “rivoluzionarie” riforme attuate da Monti, della necessità di attuare la sua fantomatica agenda e dell’Italia che sarebbe stata «salvata» dai tecnici. Basterebbe qualche piccola riflessione per dimostrare il contrario, ricordare ad esempio che le riforme erano “rivoluzionarie” negli intenti e che invece, nella messa a punto, sono state raffazzonate e annacquate, a partire dal lavoro per finire con le pensioni, zeppe di errori madornali e di problemi giganteschi come il nodo degli esodati. Basterebbe anche ricordare che sul piano economico – proprio quello considerato più congeniale ai professori bocconiani del governo – ci sono stati provvedimenti che hanno incentivato la recessione invece di fare crescita. Lo dimostrano i fatti. Le ultime cifre ufficiali le ha date la Confcommercio: altro che agenda per lo sviluppo e luce in fondo al tunnel, ci troviamo in una galleria che rischia di essere senza uscita, in rapido peggioramento. Giovanni Galimberti, presidente dei giovani di Confcommercio, parla di «consumi che hanno fatto un passo indietro di 15 anni», una morìa di imprese che va avanti al ritmo di una al minuto e che, negli ultimi 18 mesi, ha portato 635mila aziende a chiudere i battenti. Colpa anche di un fisco esoso e sperequato. «È difficile mantenere un’impresa – ha spiegato Galimberti – quando l’imposizione vera ha ormai raggiunto il 55 per cento e quando ci sono imposte che le imprese debbono pagare anche quando sono in perdita, come l’Imu, che è una patrimoniale sui beni strumentali, e l’Irap che è la tassa sulla crescita». Siamo tornati indietro rispetto al lavoro fatto da Berlusconi, che invece aveva abolito l’Ici e messo sotto osservazione l’Irap per studiarne il contenimento. Chi festeggiò la caduta del governo di centrodestra dovrebbe fare un piccolo esame di coscienza. Come minimo.

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