Gaza, ora la tregua sembra a portata di mano
Già nelle prossime ore si potrebbe verificare una tregua tra israeliani e palestinesi. La notizia sembra confermata da più fonti. Le intese che stanno prendendo corpo fra Israele e le fazioni palestinesi per una tregua nelle ostilità a Gaza dovrebbero prevedere lo stop dei raid, ma pure le “esecuzioni mirate” israeliane, gli sconfinamenti nella Striscia e le operazioni di disturbo ai pescatori. Hamas e le altre fazioni, da parte loro, cesserebbero sia il lancio di razzi contro lo Stato ebraico, sia gli agguati alle pattuglie israeliane lungo la linea di demarcazione fra la Striscia e Israele.
Che qualcosa si stia muovendo lo dimostra il fatto che in serata il presidente americano Barack Obama ha chiamato il presidente egiziano Mohamed Morsi per discutere la situazione a Gaza mentre era in volo dalla Cambogia al Giappone. Si tratta della terza telefonata fra i due leader nelle ultime ore. La conversazione fra Obama e Morsi è durata 20-30 minuti ed è stata «un’occasione per continuare il dialogo iniziato e confrontarsi prima dell’arrivo del segretario di Stato Hillary Clinton nella regione», ha affermato il consigliere alla Sicurezza, Ben Rhodes, sottolineando che «il presidente ha messo in evidenza ancora una volta l’importanza di lavorare per allentare la situazione. Obama ha lodato gli sforzi di Morsi e del ruolo dell’Egitto nella sicurezza regionale». Secondo Canale 2, la tv israeliana, un accordo sul cessate il fuoco a Gaza dovrebbe essere annunciato in queste ore. La tv israeliana indica alcuni punti concreti sulle intese «in via di definizione». Anche Hamas e la Jihad islamica hanno dato indicazioni in questo senso. Per quanto riguarda Israele, «se una soluzione di lungo termine può essere messa sul tavolo grazie alla diplomazia, allora Israele sarà un volenteroso partner di questo tipo di soluzione». Lo ha detto il premier Benimanyn Netanyahu dopo l’incontro con il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon dedicato alla ricerca di una via d’uscita dal conflitto di Gaza. Altrimenti – ha aggiunto – Israele non esiterà a incrementare in caso di necessità la sua campagna militare contro Hamas e le altre fazioni radicali. Da parte sua, Ban ki-Moon ha detto che «la maggiore preoccupazione in questo momento riguarda i civili, in Israele e a Gaza. Occorre garantire loro protezione. La prosecuzione delle violenze – ha avvertito – rischia di estendersi alla intera Regione».
Intanto si apprende che è di 127 morti e 1100 feriti l’ultimo bilancio aggiornato delle vittime palestinesi dei bombardamenti israeliani su Gaza, stando alle stime del presidente della Comunità del mondo arabo in Italia, Foad Aodi, e del direttore generale della Mezzaluna rossa palestinese Kalad Gjwda. Secondo l’organizzazione, «donne, bambini e anziani» rappresentano «la maggioranza» delle vittime.
E dire che la giornata era cominciata piuttosto male, con i raid israeliani che non si erano fermati neanche durante la visita nella Striscia del capo della Lega araba insieme con alcuni ministri degli Esteri di Paesi arabi: «Sono necessarie la fine dell’occupazione israeliana nei territori e la nascita dello Stato palestinese», ha detto il capo della Lega araba Nabil el Araby a Gaza, secondo la Mena, secondo il quale «la tregua non mette fine alla crisi perché sarà violata».
L’annuncio della tregua è giunto un po’ a sorpresa, perché Israele, con volantini e sms agli abitanti, aveva ordinato in serata l’evacuazione della zona sud di Gaza, causando panico e preoccupazione. Infatti riguardano 200 mila abitanti di Gaza gli ordini di evacuazione immediata delle loro abitazioni emessi dall’esercito israeliano. Quegli ordini, secondo l’emittente, includono la descrizione di un «corridoio» che può essere attraversato per raggiungere incolumi il centro della città.
E sempre ieri, pur senza evocare da chi siano stati forniti ad Hamas, l’agenzia di stampa iraniana vicina ai Pasdaran ha esaltato il ruolo dei missili Fajr-5 nello spingere Israele a «toni di compromesso» su Gaza. La militante agenzia Fars cita «esperti politici e militari» per sostenere che «Israele è stata sorpresa quando i palestinesi a Gaza, per la prima volta venerdì scorso, hanno bersagliato Tel Aviv, lontana 70 chilometri dal più vicino territorio palestinese. La distanza più lunga percorsa da un missile palestinese prima di venerdì era stata di 40 chilometri. «Quest’arma strategica», sostiene la Fars, «ha cambiato lo scenario della guerra fra Israele e palestinesi».