Sognavamo l’Europa dei popoli, ci troviamo in quella dei banchieri. Di chi è la colpa?
Per anni abbiamo avuto un sogno, l’Europa dei popoli. È stato il sogno più o meno proibito della destra, che esplose nel periodo della guerra fredda, quando eravamo schiacciati dalle due superpotenze, gli Stati Uniti da una parte e l’Urss dall’altra. Esplose per dare una risposta al materialismo sovietico e al capitalismo americano, due modelli irricevibili, che non facevano parte né della nostra storia né del nostro dna. Volevamo un altro modello, unico da Londra a Roma, da Parigi a Madrid. Ci siamo ritrovati in un’Europa diversa, fatta di banche e mercatismo, di spread e alta finanza, di parametri economici e lobby. C’è di tutto, non ci sono i popoli. E l’Europa da sogno si è trasformata in incubo. Perciò qualcosa deve cambiare. «È urgente passare da politiche di rigore, che un’Europa troppo burocratica e poco unita politicamente ha imposto in un momento di grave crisi economica, a una politica che promuova la crescita e lo sviluppo», ha detto Berlusconi. Sarebbe già un piccolo passo avanti. Bisogna però vedere chi è disposto a fare la prima mossa. Non certo coloro che si sono lasciati guidare dalla Merkel quando c’era da defenestrare il governo di centrodestra. E che oggi sono gli amici più fidati di banchieri e lobby, nonostante cantino ancora “trionfi la giustizia proletaria”.