Santoro torna tra sbadigli e urla grilline

26 Ott 2012 20:31 - di

Vince contro il suo “competitor” interno, Corrado Formigli, ma perde contro il vecchio Terence Hill, che su RaiUno prevale nella gara degli ascolti del giovedì sera con la fiction “Un passo dal cielo 2” , 6.384.000 di telespettatori e uno share del 21,54%. Il debutto di “Servizio pubblico” sulla Sette, è stato seguito da quasi tre milioni di telespettatori con il 12,99% di share, decisamente meglio di “Piazza Pulita” ma anche a distanza abissale dal seguito che Santoro aveva in Rai, dove nel giugno del 2011, con l’ultima puntata, aveva toccato gli otto milioni di telespettatori con il 30% di share e una media annuale di cinque milioni di spettatori. Ma di questi tempi di inflazione di scandali e parabola del berlusconismo, anche il risultato dell’altra sera non è da buttare, anche se i toni entusiastici usati dalla Sette sono francamente eccessivi. La puntata di giovedì sera è stata in linea con l’attuale fase politica “grillina”, sia nelle piazze che nei servizi giornalistici, con slogan nel segno dell’antipolitica e la caccia grossa al politico da parte di giornalisti che fanno domande con la bava alla bocca nella speranza di non ricevere risposte, per poi poter dire, non mi ha risposto. Ma la parte del padrone l’ha fatta ancora una volta Berlusconi, tormentone santoriano anche adesso che s’è ritirato dalla politica.

I consigli a Silvio…
Santoro è arrivato in studio sulle note di Forza Italia e il suo ingresso in scena, il giorno dopo l’addio di Berlusconi, è stato il vero colpo di scena, l’unico, della serata. Il conduttore ha ricordato il suo incontro con l’ex premier ad Arcore, in tuta e pimpante, prima della discesa in campo, quando tentò di dissuaderlo dal candidarsi. «Mi guarda e sorridendo mi dice: “Lei è comunista?”. Io annuisco e insisto: “Sì, ma mi interesserebbe questo discorso della discesa in campo perché lei ci ha pensato che, se uno come lei scende in campo può avere un grande successo? Ed ora, però, in Italia non abbiamo ancora completato una riforma delle Istituzioni, della giustizia, del fisco, e si corre il rischio in una situazione così, dove non c’è una repubblica presidenziale… Insomma se lei entra in una situazione così, lei e quelli come lei, rischiano di essere risucchiati dalla politica che c’è, dalle vecchie abitudini. Che figura ho fatto in quella circostanza – ha raccontato Santoro – visto che, mentre io gli dicevo quelle cose, lui aveva già fondato un partito e stava per scendere in campo, vincendo le elezioni e diventando presidente del consiglio…». «Ora che Berlusconi si è ritirato dalla candidatura a leader e vuole fare il Grillo della libertà, mandando avanti i giovani, io posso dire con grande coscienza che avevo avuto ragione io anni fa, ma in Italia, piccola postilla, la ragione è dei fessi…».

Tutto come prima
Sulla tv di Telecom Italia, Santoro ha portato il programma prodotto dalla sua Zerostudios, con poche novità rispetto allo scorso anno. Scenografia quasi identica tra torri e tubi Innocenti. Al centro, circondato dal pubblico, il palco con le sedie per gli ospiti, non più di legno, e il conduttore dietro una grande scrivania. A caratterizzare il nuovo corso l’arrivo del televoto, che ha suscitato forti critiche e pesanti ironie su Twitter. In gran parte per il tentativo ferlocco di emulare il Grande fratello con le nomination. E in effetti il sondaggio alla ricerca del leader che non c’è, condotto da Giulia Innocenzi, ha davvero lasciato il tempo che trova. Alla fine Angelino Alfano ha perso contro Roberto Maroni, ma a tutti, perfino al conduttore, quel televoto è apparso una fiction e non gli ha dato troppo peso. Altro esperimento “grillino”, quello del partito liquido: il popolo della rete, attraverso una piattaforma, può sollevare problemi e proporre soluzioni. E così è stato, nel segno di Casaleggio. Del resto la puntata era dedicata agli ultimi scandali che hanno scosso la scena politica ed il titolo era perfetto per la campagna dell’antipolitica che anche Santoro cavalca, “Ladri di Stato”, con ospiti Gianfranco Fini, Matteo Renzi e Diego Della Valle. In tre ore di trasmissione, però, si è parlato anche di camorra, c’è stata l’intervista a Ruby, Travaglio e le vignette finali di Vauro. Un copione collaudato, però che palle.

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