Propaganda di guerra per coprire gli errori storici della sinistra
Che in Italia ci sia da un bel po’ di tempo la cosiddetta "propaganda di guerra" è evidente: all’opinione pubblica viene somministrata una dose quotidiana di disinformazione, i nemici diventano alleati, gli alleati sono buttati negli inferi, Monti è come gli americani che distribuivano chewing gum, i banchieri sono i benefattori. Le notizie vengono riportate con grandi titoloni acchiappaconsensi, non si va mai alla radice e soprattutto non vengono mai individuati i veri colpevoli politici del "misfatto". Forse perché non conviene, specie se c’è di mezzo la sinistra. L’ultimo atto è stato quello dei tagli alle Regioni. La stragrande maggioranza dei quotidiani "che contano", hanno posto sotto accusa la solita "casta", accusata di aver salvato le Regioni dalle drastiche riduzioni previste dal governo. La verità è tutt’altra, il provvedimento – così com’è – è in palese contrasto con il Titolo V della Costituzione. Punto. Va modificato e adeguato. Troppo facile prendersela con la Commissione bicamerale. Nessuno però ha detto chi ha voluto la mostruostità del Titolo V (il centrosinistra), chi l’ha messo nero su bianco in modo raffazzonato (il centrosinistra), chi l’ha difeso per anni (il centrosinistra). Nessuno spiega perché, nell’ondata dell’antipolitica, tutti hanno puntato il dito contro le Province, identificate come la causa di ogni male, mentre era chiaro che – proprio per il Titolo V – il flusso di denaro arrivava alle Regioni (e quindi, presumibilmente, gli sprechi erano lì). Chi, negli anni Settanta, volle le Regioni come se fossero la giusta medicina per curare i mali dell’Italia? Il vecchio Pci, che così acquisiva diritto di governo in aree importanti del Paese. E che oggi, diventato Pd, continua a considerare come sue. Niente avviene per caso, sulle vicende politiche italiane non si può fare il gioco delle tre carte. Bisogna almeno avere il coraggio di dire la verità. Anche se è una verità scomoda per la sinistra.