Musumeci ha fatto più del possibile, ma non ignoriamo la lezione delle urne
Ha perso Musumeci, viva Musumeci. Perché ha lavorato sodo, con serietà, in condizioni difficilissime. Gli ultimi giorni della campagna elettorale in Sicilia sono stati un inferno, dalle polemiche interne alla sentenza di condanna di Berlusconi, giunta con una puntualità strabiliante a poche ore dal voto. I “grandi” giornali parlavano solo di Grillo e delle sue piazze piene, della traversata a nuoto nello Stretto di Messina e delle sue battute nei comizi-show. E rimbalzavano voci su un accordo più o meno tacito tra il Pd e l’ex governatore Lombardo per favorire la vittoria del candidato democratico. In queste condizioni, aver raggiunto il 25 per cento non è stato un risultato da poco, specie se si considera che il fronte moderato era diviso. Era chiaro che, qualsiasi fosse stato l’esito, il voto avrebbe influito sul futuro sia del centrodestra sia del Pdl. Ed è ciò che si sta verificando. L’importante però è capire che cosa sia accaduto e dargli una giusta lettura perché la situazione è tutta in divenire. Il Pd canta vittoria, ma l’ha spuntata solo grazie ai voti dell’Udc, senza i quali Crocetta avrebbe fatto fiasco. Ma il Pd – a livello nazionale – è alleato con Vendola, che di Casini non vuole neppure pronunciare il nome. Quindi la formula siciliana non è ripetibile a livello nazionale, a meno di clamorosi colpi di scena come la rinuncia ad allearsi con Vendola (che però è candidato alle primarie del centrosinistra). Il laboratorio siciliano ha dimostrato due cose: la forte astensione che restituisce una crisi di tutti i partiti di cui si avvantaggia il movimento di Grillo e la circostanza che il fronte del centrodestra, se disunito, fa prevalere alleanze ibride come quella che ha portato alla vittoria Crocetta. L’importante, per il centrodestra, è riprendere quota, a cominciare dalle primarie. E lavorare sodo. Come ha lavorato Musumeci.